Da settimane i cittadini di Lavino di Mezzo si battono contro un progetto per la realizzazione di un nuovo ipermercato. La zona è già interessata da insediamenti della grande distribuzione organizzata, il nuovo progetto sarebbe addirittura il sesto in un’area di soli 8 chilometri quadrati e verrebbe costruito su un’area verde, in parte ad uso agricolo, in parte a parco.
Associazioni, circoli territoriali e comitati spontanei di cittadini (“No Ipermercato“, “Ambientiamoci“) si sono subito mossi per opporsi al progetto, lanciando una raccolta firme.
Gli effetti del consumo di suolo spiegati da Luca Mercalli
Dopo che la Città Metropolitana di Bologna ha bocciato diverse specifiche del progetto, rimandandolo nelle mani del comune di Anzola dell’Emilia – di cui Lavino è frazione, la situazione è in stallo. Nell’attesa di vedere come evolverà nel futuro prossimo, abbiamo pensato di approfondire le gravi conseguenze che il consumo di suolo comporta con uno dei maggiori esperti italiani in tema di clima e biodiversità – il divulgatore e ricercatore scientifico Luca Mercalli: un’occasione per dare legittimità scientifica – ancor prima che politica – alla battaglia dei comitati.
«La lotta al consumo di suolo è assolutamente trascurata», esordisce Mercalli «Ma il consumo di suolo ha conseguenze molto negative, perché favorisce ulteriormente il cambiamento climatico e toglie un alleato prezioso nell’adattamento ad esso».
Il suolo è un serbatoio naturale di carbonio: tramite la vegetazione, è uno dei pochi elementi a sottrarre l’anidride carbonica dall’atmosfera. Quando cementifichiamo un terreno, perdiamo una possibilità concreta di contrastare i cambiamenti climatici.
I servizi offerti dall’ecosistema suolo (i cosiddetti “servizi ecosistemici“), però, sono molti e diversi tra loro. «In primis, ci sono quelli relativi all’acqua. Il suolo filtra le precipitazioni verso la falda, una risorsa fondamentale per l’approvigionamento idrico delle nostre abitazioni e del settore agricolio» continua Mercalli «Se cementificato, quindi, perde questa capacità, perchè la superficie artificiale diventa impermeabile: il rischio di allagamenti e inondazioni del territorio è evidente, specie con precipitazioni intense che in futuro diverranno sempre più frequenti, proprio a causa dei cambiamenti climatici»
Un suolo vergine e vegetato, in più, abbassa la temperatura di 2/3 gradi in estate e ci protegge dalle ondate di calore sempre più aggressive. Evaporando, l’umidità delle piante abbassa la temperatura, mentre un suolo cementificato – proprio per la composizione dei suoi materiali – trattiene il calore e può portare a un aumento di 5 gradi rispetto alle temperature normali, specie in zone cittadine dove si creano le cosiddette “isole di calore urbano“.
«Il suolo però serve prima di tutto per coltivare il nostro cibo. Quando cementifichiamo, perdiamo una risorsa strategica per la possibilità di sfamare noi e le generazioni future», aggiunge Mercalli.
«Un terreno cementificato è perso per sempre»
E’ evidente come in Italia manchi diffusamente una cultura scientifica, il che porta alla sottovalutazione di fenomeni di questo tipo. Quella che non manca, invece, è una certa cultura economica: «Il suolo è visto esclusivamente come un’opportunità di valorizzazione monetaria. Costruire per fare attività economica – magari per creare posti di lavoro precari – si può fare, ma in zone in cui abbiamo già costruito», sottolinea il climatologo «Non possiamo più consumare nuovo suolo, e soprattutto non dobbiamo consumare il nostro suolo migliore, cioè quello pianeggiante, che è una risorsa enorme da un punto di vista agricolo, di certo non una petraia sterile».
Rispettare quel poco suolo vergine che ci rimane, insomma, è importantissimo, perché «una volta che lo cementifichi è perso per sempre. Se volessimo decementificare un terreno già consumato – non prima di aver raggiunto il difficile obiettivo di “consumo di suolo zero” – questo ci metterebbe decine di migliaia di anni per recuperare le proprie qualità naturali. E’ un processo estremamente lento, di scala temporale geologica ed estremamente antico, che non è detto si possa ripristinare», conclude Mercalli «In più, decementificare è un processo economicamente costosissimo, fattibile solo in alcune situazioni locali particolari».
Il quadro legislativo italiano sul consumo di suolo
Le logiche dietro a progetti come quello del nuovo ipermercato a Lavino di Mezzo diventano più comprensibili se si considera che in Italia non esiste ancora una legge nazionale contro il consumo di suolo. Una proposta di legge su uno stop entro il 2050 ha cominciato il proprio iter legislativo nel 2012, ma risulta bloccata in Parlamento dal 2016. Più recentemente, lo scorso 25 ottobre, la deputata Stefania Ascari (in quota 5 stelle) ha presentato una proposta di legge dal titolo “Norme per l’arresto del consumo di suolo e per il riuso dei suoli urbanizzati”, che per ora non ha visto avanzamenti.
ASCOLTA L’INTERVISTA A LUCA MERCALLI:
Andrea Mancuso