Dopo la pronuncia di ieri della Corte costituzionale, si apre ufficialmente la partita per 5 referendum che gli italiani e le italiane saranno chiamati a votare la prossima primavera, tra il 15 aprile e il 15 giugno.
Se il referendum contro l’autonomia differenziata non ha superato il vaglio della corte, che però già si era espressa sul tema smontando alcuni provvedimenti cardine della legge, in pista restano gli altri quesiti, 4 relativi al lavoro, in particolare contro il Jobs Act, e uno relativo alla cittadinanza.
Referendum su lavoro e cittadinanza: cosa chiedono i quesiti
I referendum sul lavoro, proposti dalla Cgil, riguardano sia norme introdotte dal Jobs Act di Matteo Renzi che si chiede di abrogare, come le misure che impediscono il reintegro al lavoro in caso di licenziamenti illegittimi e quelle che facilitano i licenziamenti illegittimi nelle piccole imprese, sia l’abrogazione delle norme che hanno liberalizzato l’utilizzo del lavoro a termine e l’abrogazione delle norme che impediscono di estendere la responsabilità all’impresa appaltante in caso di infortunio.
Il quesito sulla cittadinanza, proposto da +Europa, chiede il dimezzamento dei tempi per ottenerla, portandoli dagli attuali 10 anni a 5.
«Incomprensibile» la scelta sull’autonomia differenziata, ma ora la sfida è il quorum
«Leggeremo per esteso le motivazioni della Corte costituzionale quando verranno depositate, ma francamente è incomprensibile la decisione sul quesito dell’autonomia differenziata». È così che il segretario della Cgil dell’Emilia-Romagna Massimo Bussandri commenta ai nostri microfoni la pronuncia della consulta sui referendum. Il sindacato contava su una campagna per sei sì su altrettanti referendum, ma non per questo esce demoralizzato dalla decisione.
Anzi: «Stiamo già formando 100mila delegate e delegati per la campagna referendaria – spiega il segretario – Il mese di febbraio sarà quello in cui verranno impegnati su tre livelli: nazionale, regionale e territoriale».
Anche se è venuto meno il principale referendum che avrebbe fatto da traino per la partecipazione al voto, la Cgil non rinuncia alla battaglia e, per superare la sfida del quorum necessario a validare la consultazione, conta di rivolgersi direttamente a cittadine e cittadini di questo Paese: «pensiamo di consegnare loro la scelta di esprimersi sui propri diritti e la possibilità di riconquistarne», afferma Bussandri, che sottolinea anche la ratio dei quattro quesiti sul lavoro: «Noi vogliamo ristabilire l’idea di lavoro che è contenuta nella nostra Costituzione, quella di un lavoro dignitoso, stabile e adeguatamente retribuito».
ASCOLTA L’INTERVISTA A MASSIMO BUSSANDRI: