Sono già 52mila le firme raccolte dalla Cgil nella sola Regione Emilia-Romagna per il referendum di iniziativa popolare contro il jobs act. In tutta la Regione si punta all’obiettivo, ambizioso ma non impossibile, delle 200mila firme. Alcuni nomi importanti del Pd a sostegno della proposta referendaria suggeriscono un possibile recupero del rapporto tra sindacato e partito. 

I quesiti referendari contro la riforma del lavoro

I banchetti della Cgil fanno il loro lavoro: finora sul territorio sono state raccolte 44mila firme in formato cartaceo, mentre le altre 7000 sono state raccolte in formato online. Il sindacato si sta mobilitando per il nuovo referendum contro il jobs act «ma non solo», ci tiene a precisare il il segretario regionale Massimo Bussandri. In effetti, i quesiti referendari depositati in Cassazione dal segretario Landini a metà aprile sono quattro. I primi due riguardano rispettivamente l’abrogazione delle norme che impediscono il reintegro al lavoro in caso di licenziamenti illegittimi e l’abrogazione delle norme che facilitano i licenziamenti illegittimi nelle piccole imprese. Norme inserite nel 2014 durante il governo Renzi, allora segretario del Pd. E proprio il Pd odierno sembra invece voler prendere le distanze da quella decisione, tant’è vero che Elly Schlein ha già firmato i quesiti referendari, così come il sindaco di Bologna Matteo Lepore.

Il terzo quesito depositato riguarda “l’abrogazione delle norme che hanno liberalizzato l’utilizzo del lavoro a termine” e punta a fornire una risposta all’aumento del precariato, mentre il quarto quesito vuole l’abrogazione delle norme che impediscono di estendere la responsabilità all’impresa appaltante in caso di infortunio. Un quesito che sembra parlare direttamente alle recenti stragi sul lavoro, tra cui quella del bacino di Suviana, in cui gli appalti erano numerosissimi.  Per concretizzare il referendum servono 500mila firme, ma Cgil Emilia Romagna punta a raccoglierne 200mila solo nel territorio regionale. I dati di raccolta sono in costante crescita da quando è iniziato il monitoraggio, lo scorso 25 aprile. La campagna referendaria si concluderà il 22 luglio. 

«Il jobs act ha sdoganato un elemento estremamente problematico, ovvero che il lavoratore, anche se ha ragione, può essere licenziato» ha continuato Bussandri «bisogna assolutamente che si tengano insieme donne e giovani, i due segmenti più fragili del mondo del lavoro, per avere successo anche nella fase due ovvero quando bisognerà realmente andare a votare per abrogare le norme» conclude. Nel frattempo il segretario ci tiene a ricordare i molti nomi autorevoli che hanno già firmato, tra cui spiccano lo scienziato politico Pasquino, il filosofo Stefano Bonaga, Pierluigi Bersani, Moni Ovadia, Giuliano Santoro, Vauro e Max Collini. Alla domanda sul possibile ripristino del rapporto tra Pd e sindacato Bussandri risponde con pragmatismo: «la firma di Schlein e Lepore non è scontata», ma non si sbilancia sul futuro della presidenza di Regione.