1166 firme ogni 100mila abitanti. È l’Emilia-Romagna la regione che, in proporzione alla popolazione, ha dato il contributo più grande per la raccolta di firme del referendum sulla cittadinanza promosso da Più Europa e l’associazionismo delle seconde generazioni.
Ieri i promotori hanno dato la notizia del raggiungimento della soglia delle 500mila firme necessarie e hanno diffuso anche i dati sulla raccolta nei diversi territori italiani.
La nostra regione si è classificata prima nel sottoscrivere il testo, che ora dovrà superare il vaglio della Consulta, che propone di dimezzare i tempi per ottenere la cittadinanza italiana, da 10 a 5 anni.
Referendum cittadinanza, la prima regione per la raccolta di firme è l’Emilia-Romagna
Sono quasi 47mila le firme raccolte lungo la via Emilia per il referendum sulla cittadinanza. Un dato che, in proporzione agli abitanti, è il più alto in Italia, seguito da Piemonte, Lombardia, Lazio e Toscana.
L’Emilia-Romagna si conferma quindi una regione con una sensibilità per i diritti delle minoranze. «È una regione meravigliosa – commenta ai nostri microfoni Siid Negash, consigliere comunale di Bologna – È una regione che ancora resiste al racconto d’odio di alcuni politici verso il diverso, qualunque diverso. I dati però sono buoni anche in Lombardia ed è un bello schiaffo a quei personaggi».
Il referendum sulla cittadinanza sembra al momento avere più successo di battaglie precedenti portate avanti da alcuni partiti politici, come quella per lo ius soli o lo ius scholae.
«Ha avuto più successo perché le altre sono battaglie che sono diventate ideologiche, mischiando tanta roba tra cui anche bugie – osserva il consigliere comunale – È la politica che non ha mai il coraggio e rende questi temi ideologici. C’è bisogno che invece questi temi vengano trattati come una questione di diritti di tutti, non di sinistra o di destra».
A proposito di diritti, dalla cittadinanza ne dipendono molti che chi è nato e cresciuto in Italia da genitori stranieri si vede preclusi: dalla possibilità di partecipare a concorsi pubblici o a gite scolastiche fuori, dalla mobilità europea al diritto di voto.
ASCOLTA L’INTERVISTA A SIID NEGASH: