La Corte Costituzionale ha parzialmente accolto il ricorso presentato da Puglia, Toscana, Sardegna e Campania contro la legge sull’autonomia differenziata per le regioni a statuto ordinario.
Pur ritenendo legittimo il principio di concedere alle regioni maggiore autonomia, la Corte ha dichiarato incostituzionali alcune disposizioni specifiche.
Si tratta di una prima picconata in attesa dell’ammissibilità dei referendum contro l’Autonomia differenziata che, se passano il vaglio della Cassazione e della stessa Corte costituzionale, andranno al voto la prossima primavera.

La Corte costituzionale boccia sette punti della legge sull’Autonomia differenziata

In particolare, sono stati ritenuti illegittimi elementi della legge che consentirebbero trasferimenti generici di competenze, deleghe legislative senza criteri chiari per i LEP (livelli essenziali di prestazioni) e la facoltà, invece dell’obbligo, per le regioni di contribuire agli obiettivi di finanza pubblica, rischiando di indebolire l’unità nazionale. Elementi che, anche se non è stata ritenuta incostituzionale tutta la legge, vanno a colpire il cuore del provvedimento. La Corte ha inoltre ribadito che l’autonomia differenziata deve rispettare i principi di sussidiarietà e solidarietà, migliorando l’efficienza dei servizi pubblici e garantendo equità tra le regioni. Ora il Parlamento dovrà intervenire per modificare le parti della legge giudicate incostituzionali e garantirne la funzionalità in conformità ai principi costituzionali.

«Su singoli profili della legge attenderemo le motivazioni della sentenza, per valutare gli eventuali correttivi da apportare», si legge in una nota del padre dell’Autonomia differenziata, il ministro Roberto Calderoli.
Sarcastico, invece, il commento della segretaria del Pd Elly Schlein: «Qualche mese fa Salvini mi ha detto che l’autonomia è prevista in Costituzione e che me ne avrebbe regalata una. Rispondo che può tenersela e magari regalarla a Meloni, affinché se la leggano insieme. Bastava leggere la Costituzione per evitare questo ennesimo flop».

La sentenza della Corte costituzionale è solo la prima picconata sulla legge. In ballo ci sono ancora due quesiti referendari, uno proposto da cinque Regioni e uno da una raccolta firme popolare. I quesiti sono in attesa del vaglio della Cassazione, che dovrà verificare la legittimità delle firme, e dell’ammissibilità della Corte Costituzionale.
«Con l’Autonomia differenziata si distrugge la repubblica italiana e l’unità dello Stato italiano, riportandolo a inizio ‘800 – commenta ai nostri microfoni Gianluigi Trianni del Comitato “No Autonomia Differenziata” dell’Emilia-Romagna – Tutto ciò in una situazione internazionale preoccupante, di esposizione totale dei lavoratori e delle altre classi popolari agli appetiti della finanza e della nuova imprenditoria, alla Musk. Solo la Costituzione e il popolo italiano possono fare da argine. La prima regge, speriamo che il secondo si pronunci a rinforzare la prima».

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