Si intitola “No Global BoQuattro anni vissuti pericolosamente” (edizioni Pendragon) il nuovo libro di Valerio Monteventi. L’attivista è tornato in libreria per raccontare una storia che conosce bene, dal momento che ne è stato uno dei protagonisti. Nel libro, infatti, si racconta l’epopea del Bologna Social Forum, una delle realtà più importanti del movimento No Global italiano.
Il libro verrà presentato domani, venerdì 15 ottobre, alle 18.30 a Vag 61, in via Paolo Fabbri 110, all’interno dell’iniziativa “Genova 2001-2021: non spegni il sole se gli spari addosso”.

Il libro sulla storia dei No Global del Bologna Social Forum

«Si parla dell’esperienza del movimento No Global italiano a partire da un punto di vista bolognese – racconta Monteventi ai nostri microfoni – nel senso che l’esperienza del Bologna Social Forum è una delle più importanti a livello nazionale».
Proprio il Bologna Social Forum fu uno dei primi a nascere, in particolare due mesi prima del G8 di Genova del luglio 2001, ma l’apparizione del movimento No Global bolognese avvenne prima, in particolare nelle giornate “No-Ocse” del giugno 2020. Di lì si manifestò anche a Praga, nelle proteste duramente represse, fino alle giornate di Genova, che nel libro vengono descritte dalla prospettiva di attiviste e attivisti bolognesi.

Genova, tuttavia, non rappresentò la fine del movimento, che continuò anche nelle settimane, nei mesi e negli anni a venire. «Ci fu la grandissima mobilitazione del 24 luglio – aggiunge l’autore – Poi purtroppo si fece avanti la questione della guerra in Afghanistan e fu organizzata, sia a Bologna che a livello nazionale, una grande mobilitazione. Poi ci fu la guerra in Iraq e scendemmo in piazza in tre milioni a Roma contro il conflitto».
Senza dimenticare le azioni contro i Cpt e le occupazioni per gli spazi di aggregazione.

La copertina del libro ha una storia particolare. Riporta l’illustrazione regalata al Bologna Social Forum dal fumettista statunitense Seth,
militante dei movimenti antagonisti newyorkesi e protagonista della scena culturale underground, narratore delle conflittualità urbane e schierato espressamente su posizioni No Global. L’illustrazione fu serigrafata su 500 magliette e rappresentò il segno distintivo dei No Global bolognesi nelle giornate del luglio 2001 a Genova.
Nel libro è pubblicato anche un inserto fotografico di Luciano Nadalini. «È un riconoscimento di un lavoro fatto sul campo da Luciano», osserva Monteventi.

L’esperienza di allora, il movimento di oggi

Nell’intervista, Monteventi si esprime anche sulla situazione attuale dei movimenti sociali. «Nel libro non parlo solo delle glorie di quel movimento, ma anche della sua fine, che in qualche modo ha prodotto la situazione attuale – osserva l’autore – Quella di oggi non è una situazione morta dal punto di vista della resistenza sociale, però ognuna delle risposte che vengono date è sicuramente insufficiente». In altre parole, oggi ai movimenti manca la capacità aggregativa trasversale che avevano i No Global, mentre prevalgono arroccamenti identitari.

Monteventi parla anche dell’assalto alla Cgil da parte di Forza Nuova, avvenuto sabato scorso, e ricorda la manifestazione del 20 maggio 2000 a Bologna, quando il movimento scese in piazza contro un convegno europeo della formazione neofascista. «Questa manifestazione fu caricata dalle forze dell’ordine in maniera brutale – ricorda l’autore – e poi i giornali il giorno dopo attaccarono i nascituri No Global per questo tipo di contestazione. Anche negli anni successivi sono stati i centri sociali a scendere in piazza di fronte a iniziative di gruppi neofascisti, mentre la sinistra istituzionale, quando è andata bene, si è riunita davanti al sacrario in piazza Nettuno. Ecco, oggi tutti si rendono conto di questa presenza che si è radicata nel corso degli anni».

Infine, Monteventi affronta anche una questione spinosa all’interno dei movimenti antagonisti, cioè la partecipazione alle manifestazioni contro il Green Pass dove spesso si trovano militanti di estrema destra.
«È importante la chiarezza con cui si va in piazza – sottolinea l’attivista – Il discorso contro la globalizzazione veniva fatto anche dalla destra, ma il movimento No Global parlava di globalizzazione dei diritti e libera circolazione delle persone e non solo delle merci. Anche allora l’estrema destra provò a scendere in piazza nelle manifestazioni, ma fu tenuta ben distante».

ASCOLTA L’INTERVISTA A VALERIO MONTEVENTI: