Alla vigilia del congresso nazionale che si svolgerà a Modena, l’Associazione Luca Coscioni fornisce i dati che riguardano la sensibilità delle cittadine e dei cittadini dell’Emilia-Romagna attorno al tema dei diritti civili. E il bilancio è più che positivo, al punto che l’associazione definisce virtuosa la nostra regione, sostenendo che «da qui può partire una nuova stagione di diritti civili».
I dati presi in esame riguardano temi importanti e spesso al centro di battaglie accese a livello nazionale, come il testamento biologico, la cannabis o la salute mentale.

Testamenti biologici, l’Emilia-Romagna è sensibile al fine vita

Dal portale che raccoglie tutte le Dat (Disposizioni Anticipate di Trattamento), cioè i testamenti biologici, emerge che lungo la via Emilia sono quasi 21mila, più precisamente 20757, le persone che hanno espresso la propria volontà e l’hanno depositata, a fronte di una popolazione totale che supera di poco i 4 milioni.
Per quanto riguarda la Città Metropolitana di Bologna, l’unica ad aver fornito i dati completi, i testamenti biologici depositati sono 5338. Cifre che confermano la sensibilità dei nostri territori al tema del fine vita.

Non è un caso, infatti, che proprio dall’Emilia-Romagna sia arrivato un contributo consistente nella raccolta firme per i referendum su eutanasia e cannabis dell’estate 2021, poi bocciati dalla Corte costituzionale. Sono state oltre 100mila le firme raccolte in regione, che da sole rappresentavano un quinto di quelle necessarie.
L’Emilia Romagna è anche tra le regioni che spende di più per la salute mentale, investendo il 3,6% del Fondo Sanitario Nazionale, pari a 285 milioni di euro, contro il 2,9% della spesa media nazionale, come riportano i dati Ministero della Salute.