Per i sostenitori dei diritti civili e delle libertà individuali italiani gli ultimi due giorni hanno rappresentato un autentico shock. La pronuncia di ieri della Corte costituzionale sull’inammissibilità del referendum sull’eutanasia fa il paio con la bocciatura, arrivata poco fa, anche del quesito sulla cannabis.
Se nel primo caso i giudici hanno parlato di una necessaria tutela del diritto alla vita, per la cannabis sarebbero il rispetto di trattati internazionali l’inidoneità allo scopo del quesito al centro dello stop al referendum.
Dopo l’eutanasia la cannabis, una nuova bocciatura ai referendum
La comunicazione è arrivata in modo inusuale, con una conferenza stampa tenuta dal presidente della Corte, Giuliano Amato, che ha motivato questo intervento per la confusione che si è generata nella definizione mediatica dei referendum, in particolare quello sull’eutanasia che, ha sottolineato Amato, «non era sull’eutanasia, ma sull’omicidio del consenziente».
Analogamente, la depenalizzazione richiesta per la coltivazione di cannabis secondo i giudici della Corte costituzionale avrebbe incluso anche la depenalizzazione verso droghe pesanti, come il papavero o le foglie di coca.
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