Non ci sono solo le famiglie in difficoltà e le aziende che rischiano di chiudere o di fermare la produzione, con conseguenze sull’occupazione. Il caro bollette pesa moltissimo anche sui conti degli enti pubblici, che dalle stime vedono quasi triplicare le spese energetiche. Il rischio, qualora lo Stato non aumenti i trasferimenti, è che ci siano problemi con la quadratura dei bilanci, che si possono affrontare solo in due modi: aumento della pressione fiscale, difficile da immaginare in un contesto in cui l’inflazione galoppa e si manifesta una crisi sociale, o taglio di alcuni servizi.

I bilanci pubblici alla prova del caro bollette

Il tema dei rincari energetici sui bilanci pubblici degli enti locali sta preoccupando sempre più gli amministratori. Negli ultimi giorni si stanno moltiplicando in tutta Italia gli allarmi e gli appelli al futuro governo per compensare in modo significativo gli aumenti di spesa dovuti al caro bollette.
Il settore che per primo ha alzato la voce a livello nazionale è quello della sanità, già provato dai costi aggiuntivi sostenuti a causa della pandemia, per i quali i servizi sanitari regionali non sono stati completamente compensati dal fondo ministeriale.

Quest’ultimo è diventato ormai un mantra dell’assessore alla Sanità dell’Emilia-Romagna, Raffaele Donini, che da mesi ormai chiede al governo di effettuare i trasferimenti dovuti ai maggiori costi della gestione del Covid, che hanno portato il bilancio sanitario regionale sull’orlo del collasso.
Ora, però, piove sul bagnato. I rincari energetici nelle strutture sanitarie pubbliche dell’Emilia-Romagna parlano di somme quasi triplicate, come ha denunciato domenica scorsa il presidente Stefano Bonaccini e come ha confermato l’assessore regionale al Bilancio Paolo Calvano. La stima effettuata da Viale Aldo Moro ammonta a 252 milioni di euro che l’Emilia-Romagna dovrà pagare per le bollette degli ospedali e delle altre strutture sanitarie.

Su questo tema si è registrata anche una polemica innescata dalla Lega, che accusa Bonaccini di pensare più alla candidatura a segretario del Pd che a governare la Regione. Un’accusa cui ha replicato Donini, invitando la Lega, ora al governo nazionale, a dare una mano per risolvere il problema.
Un problema che drena risorse e che mette in dubbio anche le valorizzazioni salariali del personale sanitario, duramente provato dalla pandemia. Se da un lato la Regione sta stabilizzando i precari Covid, dall’altro Cgil, Cisl e Uil chiedono che sui fondi di contrattazione integrativa aziendale siano interamente coperte le spese sostenute per pagare il salario accessorio ai dipendenti assunti per gestire l’emergenza.

Ospedali: a Bologna il caro bollette arriva a quota 100 milioni

Dei 252 milioni di caro bollette a livello Regionale, più di un terzo sembra assorbito dalla sanità bolognese. A fare i conti sono stati il direttore generale dell’Ausl di Bologna, Paolo Bordon, e quella del Policlinico Sant’Orsola, Chiara Gibertoni.
Per l’Ausl di Bologna, che ha una spesa media energetica all’anno di 14 milioni di euro, si stima molto più del doppio a fine 2022. Per il Policlinico Sant’Orsola, invece, la spesa dovrebbe salire dai 20 milioni di euro all’anno ad almeno tre volte tanto. A conti fatti sarebbe dunque una maxi-bolletta da quasi 100 milioni di euro.

Il tema è stato portato in Consiglio comunale a Bologna da Roberta Toschi, consigliera del Pd, che ha presentato un ordine del giorno che «impegna sindaco, giunta e Consiglio a garantire la sanità alla nostra comunità».
«Dopo la pandemia, ora anche le bollette stanno mettendo in seria difficoltà la tenuta delle Aziende sanitarie – ha osservato Toschi nel suo intervento in Consiglio – Dunque tutte le Istituzioni, ognuna per la propria competenza, concentrino le loro attenzioni e attività per salvaguardare il patrimonio della nostra sanità pubblica».

ASCOLTA L’INTERVENTO DI ROBERTA TOSCHI:

Scuole, bollette triplicate e rischio inverno al freddo

Il problema del caro bollette non tocca solo il livello regionale. Anche la Città Metropolitana è alle prese con i rincari energetici per gli edifici di sua competenza, scuole in primis. A fare i conti è stato Daniele Ruscigno, sindaco di Valsamoggia e consigliere delegato in Città Metropolitana per Scuola e Istruzione, Edilizia scolastica e Formazione.
Nonostante l’adeguamento al decreto ministeriale sull’abbassamento delle temperature negli istituti, la spesa da sostenere per le bollette delle scuole «potrebbe quasi triplicare – osserva Ruscigno – L’anno scorso abbiamo speso circa 3,5 milioni per la gestione degli impianti di calore come compensazione per i consumi energetici, ora si arriva intorno ai 10 milioni di stima».

ASCOLTA L’INTERVISTA A DANIELE RUSCIGNO DELL’AGENZIA DIRE:

Pure in questo caso il problema riguarda anche il Comune di Bologna, che calcola una stima simile per il caro bollette nei propri istituti scolastici.
«Mettiamo i soldi da parte – osserva l’assessore comunale Daniele Ara – Nel bilancio va tenuto in considerazione un aumento piuttosto importante dei costi. Parliamo di 10 milioni sulle scuole del Comune, ma è ancora presto: è una prima ipotesi».
I lavori di efficientamento energetico che Palazzo D’Accursio ha iniziato non reggono il passo della contingenza e anche Ara spera che il governo nazionale aiuti famiglie, imprese ed enti locali.

Il problema è più grande per i piccoli Comuni

Per i piccoli Comuni della provincia il problema è più significativo, soprattutto perché i bilanci, a differenza del capoluogo, hanno meno margini di manovra dovuti alle minori possibilità di entrata.
È per questa ragione, infatti, che il primo ottobre scorso Luca Lelli, sindaco del Comune di Ozzano, ha firmato un’ordinanza per lo spegnimento dei lampioni dell’illuminazione pubblica dalla mezzanotte alle 6 del mattino. Se nel 2020 il paese precollinare bolognese spendeva 220mila euro in conto luce, per il 2022 le proiezioni parlando di un milione di euro, con costi quasi quintuplicati.

Il tema sta venendo affrontato nelle giunte di tutti i piccoli Comuni dell’hinterland, perché le difficoltà sono analoghe. Per San Giorgio di Piano, ad esempio, la cifra dell’aumento è di 540mila euro, mentre dal governo sono arrivati appena 80mila euro.
«Già diversi anni fa abbiamo provveduto alla sostituzione dell’illuminazione pubblica con lampade a led, risparmiando il 60%, e con l’efficientamento delle palestre – racconta ai nostri microfoni Paolo Crescimbeni, sindaco di San Giorgio di Piano – Quest’anno ci troviamo nelle condizioni di avere soldi accantonati per cui manterremo i servizi, ma non tutti i Comuni hanno questa possibilità».
Crescimbeni punta il dito conto la cronica attitudine italiana di lavorare sempre nell’emergenza e non programmare per tempo gli interventi necessari. In questo senso, secondo il sindaco di San Giorgio di Piano, le risorse del Pnrr potevano essere spese in modo consistente per la produzione energetica.

ASCOLTA L’INTERVISTA A PAOLO CRESCIMBENI: