Non solo attivisti ambientalisti con anni di militanza alle spalle, ma anche cittadini residenti che si vedono depredati dell’ombra estiva o genitori che sanno quanto è importante che i propri figli giochino nel verde.
È composita la platea di quello che si sta trasformando in una sorta di movimento a difesa degli alberi a Bologna. Molti micro-fronti di protesta contro altrettanti progetti urbanistici che prevedono l’abbattimento di piante anche di grandi dimensioni, che spesso uniscono persone che non si conoscevano.

Il no al taglio di alberi, alleati contro la crisi climatica

La difesa degli alberi a Bologna non passa necessariamente da associazioni ambientaliste. Spesso sono comitati spontanei di cittadini e cittadine ad animare le proteste, cui le associazioni si aggiungono in un secondo momento per dare supporto e sostegno.
In nessuno dei fronti che si sono aperti in città sul tema è bastata la promessa dell’Amministrazione comunale e dei suoi progetti di ripiantumazione. Chi protesta sa benissimo che un giovane alberello impiegherà decenni a fornire gli stessi servizi ecosistemici di un alto fusto che si vuole abbattere.

In tempi di crisi climatica, i grandi alberi sono alleati preziosi per diversi motivi. Da un lato forniscono ossigeno e riducono la quantità di anidride carbonica, una delle sostanze considerate responsabili dell’alterazione del clima. Dall’altro forniscono ombra, che diventa fondamentale per abbassare le temperature nelle sempre più torride estati bolognesi, ormai caratterizzate da record di calore. Ma in contesti collinari e montuosi, gli alberi sono preziosi anche per contrastare il dissesto idrogeologico e impedire o rallentare frane e smottamenti.

La difesa degli alberi: ecco i fronti delle proteste

Dopo piccole proteste, spesso individuali, contro il taglio degli alberi lungo i viali, la battaglia più grossa a difesa degli alberi che si è registrata a Bologna negli ultimi anni è senza dubbio quella dei Prati di Caprara. Un progetto del Comune metteva a rischio il bosco urbano che si è formato spontaneamente, in seguito all’abbandono dell’ex area militare. La natura si è ripresa il territorio, ma Palazzo D’Accursio aveva in mente di disboscare per realizzare una scuola e degli appartamenti.
Le proteste del comitato nato a difesa del parco sono riuscite a far cambiare idea al Comune e a salvare il bosco urbano.

Nel presente il fronte più combattivo si concentra sul Parco Don Bosco, di fianco alla sede della Regione Emilia-Romagna. Qui il Comune ha in piedi un progetto di demolizione delle scuole Besta e di ricostruzione dell’edificio sacrificando una quarantina di alberi.
Il Comitato Besta, composto da residenti, insegnanti e genitori delle scuole, si oppone al progetto e chiede che le scuole esistenti vengano ristrutturate salvando gli alberi del parco. Le forme che la protesta ha assunto finora sono molteplici. Non solo i classici presidi, ma anche azioni legali e iniziative ironiche.

Lo stesso Comitato Besta sottolinea che la sua battaglia non riguarda solo il Parco Don Bosco, ma parla proprio di un modus operandi sbagliato dell’Amministrazione in molti contesti cittadini. Proprio per questo il comitato sabato scorso ha partecipato al presidio di altri manifestanti, riuniti nel Comitato No sottopasso Ferrarese, che protestano contro l’abbattimento di 22 platani in via Ferrarese per i lavori di realizzazione di un sottopasso propedeutico alla linea verde del tram.

Il tram non è l’unica infrastruttura che minaccia gli alberi. Anche i cantieri del Passante fanno spesso urlare le motoseghe. Per queste ragioni nell’aprile scorso diverse associazioni che si oppongono all’allargamento dell’autostrada a 18 corsie hanno realizzato un’iniziativa simbolica in zona Scandellara, dove erano appena stati abbattuti degli alberi, costruendo due lapidi intitolate “Albero Lepore” e “Albero Bonaccini”.
I riflettori si sono accesi anche sugli oleandri fatti sparire in piazza Santo Stefano, ma questa è stata un’iniziativa dei frati e la responsabilità non può essere imputata al Comune. Quest’ultimo, invece, vorrebbe tagliare altre 15 piante all’interno del progetto di costruzione delle nuove elementari Armandi Avogli in via Saragozza, tra cui un prezioso cedro dell’Himalaya.

Le proteste civiche a difesa dell’ambiente hanno riguardato anche il territorio provinciale. La battaglia contro il polo logistico di Altedo che si voleva costruire sull’ultima risaia o quella contro il supermercato a Lavino di Mezzo da costruire su un terreno agricolo sono solo due esempi.
A proposito di alberi, anche a Riale, frazione di Zola Predosa, un progetto minaccia un parco composto da 15 piante. A lanciare l’allarme contro l’operazione urbanistica del Comune sono Wwf e Legambiente, che sottolineano come l’area sia vincolata, ma l’Amministrazione vorrebbe derogare per realizzare edifici residenziali.
«Ci è stato detto che gli alberi non sarebbero di pregio – osserva ai nostri microfoni Angelo Farneti, presidente del circolo Setta-Samoggia-Reno di Legambiente – ma per combattere i cambiamenti climatici ogni albero è di pregio e quelli sono alberi maturi».

ASCOLTA L’INTERVISTA A ANGELO FARNETI: