Le difficoltà che vivono i live club vanno avanti da molto prima del Covid e l’emergenza sanitaria le ha solo amplificate. Con il decreto ministeriale che impone pesanti restrizioni fino alla fine dell’emergenza, ipotizzata per il 31 marzo, le realtà che si occupano di musica dal vivo hanno deciso di organizzare un’assemblea pubblica per far fronte comune su quelle che possono essere le soluzioni per uscire da questa situazione.

I live club chiedono un dialogo per discutere la ripartenza

Il periodo attuale presenta una situazione molto negativa, la gran parte dei live club sono chiusi perché non potrebbero rispettare le disposizioni ministeriali proprio per esigenze strutturali, banalmente non potendo dividere la zona di somministrazione alimentare da quella di fruizione dello spettacolo. «Per uscirne, insieme, serve un confronto aperto con le istituzioni dove condividere idee e problematiche” racconta Massimo Maisto, presidente di Arci Emilia Romagna, una delle reti di live club più importanti a livello regionale con all’attivo progetti come Suner, e che si fa promotrice di un’assemblea pubblica rivolta a istituzioni, associazioni e privati.

Il comparto della musica live è stato tra i più colpiti dalla pandemia e da provvedimenti che hanno sempre messo il mondo della cultura al primo posto tra i possibili “rischi”, non distinguendo tra grandi eventi e situazioni raccolte, tra grandi spazi e centri culturali, intrattenimento e cultura diffusa. Nonostante questo la risposta del pubblico, che nei mesi di ottobre e novembre è potuto tornare a frequentare i club, è stata eccezionale ed estremamente partecipata. La cosa che preoccupa quindi non è il pubblico, che ha moltissima voglia di tornare a vedere spettacoli e concerti, ma l’assenza di progettualità nelle disposizioni ministeriali, che si rendono ancora una volta palesi di non essere a conoscenza delle modalità di funzionamento delle strutture che vorrebbero regolamentare.

«Per ragionare sulle azioni di programmazione, che speriamo ci accompagnino fuori dalla pandemia, serve una riflessione aperta che parta sì dalle difficoltà del settore ma vada verso possibili soluzioni condivise, anche innovative come lo streaming, visto però come un supporto e non come un’alternativa al pubblico in presenza, che resta l’anima del nostro lavoro» spiega Maisto. L’obiettivo dell’assemblea è quindi quello di creare un piano a lungo termine che permetta non solo la sopravvivenza ma il ritorno in pieno funzionamento e il miglioramento del settore della musica dal vivo che è uno tra i più importanti investimenti per il futuro che le istituzioni possano fare.

Max Americo Lippolis

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