Dal 20 gennaio al 1 maggio il Mambo ospiterà la prima volta in modo esteso il lavoro dell’artista Italo Zuffi, dagli esordi alle opere più recenti.

Rilettura del lavoro di Italo Zuffi in una mostra che si fa retrospettiva e occasione di presentazione

La mostra Fronte e retro è stata curata da Lorenzo Balbi e Davide Ferri. Dedicata ad Italo Zuffi rispecchia il fedele lavoro di indagine, perseguito dal museo sin dallo storico Gam e che continua a portare avanti da anni, sull’arte e sul territorio ed Italo Zuffi (Imola 1969) oltre ad essere uno dei nomi più importanti del panorama artistico degli anni novanta e duemila è anche strettamente legato al territorio.

La mostra è stata inizialmente ideata come main project del programma Art City Bologna che ha subito un rinvio di date che saranno presto aggiornate. A dare un anteprima del progetto risponde all’appello il Mambo che propone la sua esposizione al pubblico già dal 20 gennaio. Abbiamo intervistato il direttore del museo Lorenzo Balbi che ci racconta come questa mostra si è configurata come antologica ma anche come introduzione a nuove proposte «Fronte e retro perché è pensata in due momenti. C’è un retro, una retrospettiva antologica che fa una panoramica e poi c’è un fronte ovvero le nuove produzioni. Queste nuove opere saranno presentate nella sede di Palazzo De’Toschi in occasione della prossima Arte fiera per Art City».

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Una antologica che presenta il lavoro dell’artista, dalla produzione degli esordi fino a quella degli ultimi anni. Italo Zuffi descrive il carattere dell’esposizione ai nostri microfoni «filo conduttore sono le varie direzioni che ha trovato il mio lavoro nel corso degli anni, qui sono opere dal ‘97 al 2020. In realtà quello che ho sempre presentato è l’esigenza di percorrere diverse tematiche, sono opere eterogenee perché appartengono ad anni molto diversi ma anche a sentimenti molto diversi che mi hanno attraversato». Il pensiero va alla materia, alla scultura, la formazione pittorica dell’artista trova nuovi mezzi nel medium scultoreo dopo l’esperienza londinese e inizia ad indagare lo spazio attraverso la scultura. Tra ricerca personale e riflessione sul complesso sistema delle arti, l’artista ancora racconta «possiamo parlare di due luoghi principali dentro il lavoro, quello che guarda ad un aspetto sentimentale, privato, intimo e uno che guarda al sistema di potere dell’arte. Nella mia ricerca ci sono lavori che raccontano della relazione con questi interlocutori». Aspetto evidenziato anche dal direttore Lorenzo Balbi che ci dice come siano presenti «opere sulla competizione, in cui essere artista, il doversi misurare con il sistema e con vari step che sembrano obbligati, diventano occasione di indagine».

Oltre cinquanta opere selezionate per la mostra in una commistione di linguaggi espressivi tra fotografia, scultura, video e performance allo scopo di ricostruire la poetica dell’artista in un sistema espositivo che gioca su accostamenti inediti.

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