La bozza di regolamento comunale per i mercati contadini a Bologna preoccupa i produttori biologici di Campi Aperti, che gestiscono diversi mercati in città da molti anni. L’associazione trova nel testo elaborato dal Comune diverse potenziali trappole, ma soprattutto constata una mancanza di coraggio da parte dell’Amministrazione per fare una scelta chiara di sostegno ad un modello diverso, una filiera di produzione di cibo sostenibile ed equa.

Regolamento comunale sui mercati contadini: le critiche di Campi Aperti

Tutto è cominciato un anno e mezzo fa, quando Campi Aperti ha proposto all’Amministrazione un nuovo regolamento per la gestione dei mercati contadini in città. Quello in vigore era obsoleto e il rischio era, come aveva paventato l’ormai ex assessore al Commercio Alberto Aitini, che tutti i mercati cittadini venissero messi a bando, misconoscendo il valore del maccanismo virtuoso tra produzione equa e rispettosa dell’ambiente e consumo.
Campi Aperti propose quindi di ribaltare la logica del bando, rifiutando di mettersi in competizione con altri organizzatori di mercato, e di adottare il modello già in vigore a Sasso Marconi e Valsamoggia, dove i produttori propongo progetti all’Amministrazione, che li valuta ed eventualmente autorizza.

Nella bozza del nuovo regolamento, però, questo criterio sembra essere disatteso. Il Comune, infatti, si riserverebbe di individuare un elenco di aree dove è possibile allestire un mercato, togliendo ai produttori (e in certi casi anche ai cittadini) la possibilità di avanzare progetti specifici in base alle necessità del territorio.
Il secondo punto critico individuato da Campi Aperti fa riferimento ad un criterio contenuto nella bozza di regolamento comunale che rimanda a un documento che ancora non esiste.
«Per l’assegnazione degli spazi di mercato, il regolamento fa riferimento alla coerenza con la Food Policy di Bologna, che non esiste ancora – spiega Elena Hogan di Campi Aperti – Noi non sappiamo che indirizzo prenderà questo documento, come possiamo accettare le condizioni di un documento che non esiste? Abbiamo chiesto di togliere il riferimento dal regolamento».

Il terzo punto critico riguarda tutta una serie di servizi propedeutici allo svolgimento dei mercati, che il Comune non vuole inserire nel regolamento. Campi Aperti ne cita alcuni, come il mancato pass gratuito per i produttori che devono accedere alla ztl, la mancata stipula di contratti stabili per l’allaccio all’elettricità, che costringe i produttori a stipulare contratti provvisori e costosi, l’incertezza sugli sgravi per l’occupazione di suolo pubblico, l’assenza di bagni e della pulizia degli spazi mercatali, fino al considerare i tavoli allestiti al mercato come dehors, sottoposti quindi ad una tassazione.

«Sospettiamo che non ci sia il coraggio per fare delle scelte chiare – osserva Hogan – Non so se ciò sia dovuto alla paura delle possibili reazioni di altre attività commerciali, ma andrebbe fatta una scelta chiara e andrebbe giustificata, perché ci sono gli elementi per giustificarla visto il valore che ha il nostro modello».
In altre parole, Campi Aperti chiede al Comune di dire apertamente se un’agricoltura biologica, su piccola scala, che fissa retribuzioni dignitose per i lavoratori, non inquina l’ambiente ma lo custodisce e propone un’alleanza tra produttori e consumatori sia o meno un modello da sostenere.

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