Bologna, Teatro Duse, ore 21 ODISSEA IN JAZZ Interpreti: Umberto Fiorelli, Tommaso Fortunato, Valeria Nasci, Monalisa Verhoven Musiche dal vivo: Andrea Dessì Quintet featuring Max Tagliata Una produzione di Associazione Culturale FantateatroBologna, Bravo Caffè, ore 21:45 Stefano Di Battista Quartet “Morricone Stories” Stefano Di Battista, sax soprano; Andrea Rea, pianoforte; Daniele Sorrentino, contrabbasso; Elio Coppola, batteria

Odissea in Jazz Mostri mitologici, giganti spietati e biechi assassini; maghe seducenti, eroi valorosi e divinità dalle fattezze umane; ombre misteriose, donne valorose e uomini impavidi; creature del mare, entità sotterranee e amori eterni. Tutto questo, e tanto altro ancora, alimenta la variegata galleria dei personaggi che prendono corpo dentro il viaggio di Odisseo, emblema di tutti i pellegrini che vanno in cerca della patria perduta, ma anche simbolo dell’uomo che cerca di superare i propri limiti. Per accompagnare il viaggio dell’eroe per eccellenza, nulla è più perfetto della musica jazz, capace di sorprendere ed emozionare tramite i virtuosismi di due grandi interpreti come Andrea Dessì alla chitarra e Massimo Tagliata alla fisarmonica e pianoforte , che attraverso le reinterpretazioni degli standard più famosi e con brani originali, trasportano gli spettatori in un tragitto che porta a scoprire la profondità e la varietà della natura umana narrando gli incontri fantastici e le stupefacenti avventure che costellano il ritorno a casa del re di Itaca. Le voci narranti degli attori di Fantateatro descrivono le imprese, i pericoli e le peripezie che Odisseo si troverà ad affrontare, mentre l’incanto della musica ci farà immergere in un mondo fantastico che permetterà ad ognuno di immedesimarsi nel protagonista e comprendere che le grandi prove della vita sono quelle che rivelano a noi stessi chi siamo. Odisseo non perde mai la giusta direzione, né le minacce, né le tentazioni, né le lusinghe, né i gravi rischi sapranno tenerlo lontano dalla sua isola, dalla donna che ama, da un figlio che ha soltanto visto nascere e che ritroverà l’uomo, nemmeno l’ira di Poseidone gli impedirà di tenere la barra del timone dritta verso casa. Musicisti, teatranti, danzatori e sorprendenti installazioni visive si uniranno in una messa in scena suggestiva, avvolgente e inconsueta, metafora ideale di una ripartenza collettiva di artisti e spettatori in questa speriamo lunga e ininterrotta navigazione. (https://teatroduse.it/spettacoli/fantateatro-odissea-in-jazz/)

Stefano Di Battista nasce a Roma il 14 febbraio del ’69 da una famiglia di musicisti ed appassionati di musica.
Ha iniziato a studiare il sassofono all’età di 13 anni in una banda di un piccolo quartiere, composta principalmente da ragazzini. E’ qui che, fino all’età di 16 anni, Stefano ha sperimentato quella che sarebbe diventata una delle qualità essenziali della sua musica: l’allegria. Durante questo periodo ha due incontri decisivi che lo indirizzano verso la sua vocazione: scopre il jazz, innamorandosi del suono “acidulo” di Art Pepper (“…immediatamente volevo suonare in quel modo… fu l’inizio della mia passione”) e incontra l’uomo che diventerà il suo mentore, il leggendario alto sassofonista Massimo Urbani (“lui era un mostro, suonava senza conoscere cosa venisse dopo. Istintivamente.”). La sua starda è ormai segnata: Stefano sarà un musicista jazz. Si iscrive al conservatorio, perfeziona la sua tecnica familiarizzando con la tradizione classica del sassofono (Jacques Ibert, ecc.) conseguendo il diploma con il massimo dei voti all’età di 21 anni. Incomincia poi a suonare in gruppi di vario genere e nel ’92 si trova per caso a suonare al Calvi Jazz Festival; è lì che incontra per la prima volta dei musicisti francesi, primo fra tutti Jean-Pierre Como che lo invita a suonare a Parigi. Per Stefano è una rivelazione (“quando sono arrivato in Francia, avevo l’impressione di essere nato lì. In Italia avevo l’impressione di non esistere…”).

Da quel momento in poi, Stefano ha fatto la spola tra Roma e Parigi, moltiplicando le sue audizioni in modo da procacciarsi qualche ingaggio. Infine si procura due concerti al Sunset di Parigi, con un trio formato dal batterista Roberto Gatto e dal contrabbassista francese Michel Benita. Gatto rinuncia e viene rimpiazzato all’ultimo minuto dal batterista Aldo Romano, che viene colpito dallo stile affascinante del sassofonista. In un attimo è nata un’amicizia tra i due. La seconda sera Stèphane Huchard è alla batteria e invita Laurent Cugny, prossimo a prendere le redini dell’ONJ (Orchestra Nazionale del Jazz). Stefano viene assunto all’istante. In due sere da sogno la vita di Di Battista è cambiata. E’ il 1994 e la sua carriera decolla a Parigi.

Si stabilisce nella città e incomincia la vita sfrenata del musicista. Oltre alla partecipazione al progetto di Aldo Romano dal quale sono scaturite due registrazioni discografiche (Prosodie e Intervista) e la presenza nell’ONJ diretta da Cugny, continua ad incontrare gente, tiene alcuni concerti in trio con Daniel Humair e J.F. Jenny Clark, suona con musicisti americani di passaggio come Jimmy Cobb, Walter Brooker, Nat Adderly, ecc. La carriera di Di Battista è a una svolta. Pilastro dei vari gruppi di Aldo Romano, membro del sestetto di Michel Petrucciani, Stefano incomincia a pensare alla realizzazione di un progetto a suo nome.

Nel ’97 il suo primo album per la Label Bleu, dal titolo “Volare”, lo vede al fianco di Flavio Boltro alla tromba, Eric Legnini al piano (il suo pianista di questi ultimi anni), Benjamin Henocq alla batteria e Rosario Bonaccorso al contrabbasso (“la ritmica che ho sempre desiderato”). Nel ’98 arriva il suo primo ingaggio per la storica Blue Note, per la quale inciderà l’album “A prima vista”, accompagnato dalla stessa formazione di musicisti, che tra le altre cose diventerà il suo gruppo stabile di riferimento. Nel luglio ’00, la registrazione di un disco magistrale dove Stefano è affiancato dall’incomparabile presenza di Elvin Jones alla batteria (il leggendario batterista di John Coltrane), Jacky Terrasson al piano e Rosario Bonaccorso al contrabbasso. Il disco, dall’omonimo titolo, uscirà poi nell’Ottobre 2000. Il nuovo disco, oltre ad avere grandi riconoscimenti da parte della critica internazionale, ha vinto il prestigioso premio francese Telerama, classificandosi al primo posto nelle classifiche europee come disco più venduto.

I Miti del Jazz

Sidney Cattlett batterista jazz americano. Catlett è stato uno dei batteristi più versatili della sua epoca, adattandosi al cambiamento della scena musicale con l’emergere del bebop. Catlett è nato a Evansville, Indiana, Stati Uniti, e in tenera età è stato istruito sui rudimenti del pianoforte e della batteria, sotto la guida di un insegnante di musica assunto da sua madre.[1] Quando lui e la sua famiglia si sono trasferiti a Chicago, Catlett ha ricevuto la sua prima batteria e si è immerso nei diversi stili e tecniche di Zutty Singleton, Warren “Baby” Dodds e Jimmy Bertrand, tra gli altri. Nel 1928, Catlett iniziò a suonare con il violinista e clarinettista Darnell Howard, prima di unirsi all’orchestra del pianista Sammy Stewart a New York City e fare apparizioni al Savoy Ballroom. Dopo essersi esibito per diversi atti musicali meno affermati, Catlett ha iniziato a registrare ed esibirsi con diversi musicisti tra cui Benny Carter, Cotton Pickers di McKinney, Fletcher Henderson e Don Redman negli anni ’30. Tra il 1938 e il 1942, Catlett fu il batterista preferito di Louis Armstrong poiché era regolarmente presente nella big band di Armstrong, mentre si univa periodicamente anche al gruppo di Benny Goodman.[4] Dopo un breve periodo in collaborazione con Duke Ellington nel 1945, Catlett guidò alcune delle sue band per il resto degli anni ’40, e fu coinvolto negli All-Stars di Armstrong tra il 1947 e il 1949. Catlett è stato uno dei pochi batteristi a passare successivamente al bebop, comparendo nelle registrazioni progressive di Dizzy Gillespie nel 1945. Catlett partecipò al segmento Gillespie-Charlie Parker di un concerto della New Jazz Foundation nel giugno 1945 al Municipio di New York; una registrazione è emersa nel 2005. Nel 1950 si esibì con Hoagy Carmichael al Copley Plaza Hotel. All’inizio del 1951, iniziò a soffrire di polmonite. Nello stesso anno, morì per un attacco di cuore mentre visitava gli amici nel backstage di un concerto di beneficenza di Hot Lips Page a Chicago, Illinois. Nel 1996 è stato inserito nella Big Band e nella Jazz Hall of Fame.