“Fumetti a sinistra, un mondo dentro al balloon, in onda mercoledi 15 novembre, a cura di Morena Moretti ed Alfredo Pasquali, presenta le prossome iniziative della Fumettomania Factory di Barcellona Pozzo di Gotto (Me)

Subito Morena Moretti intervista Mario Benenati, voce storica della Fumettomania Factory sulle prossime scadenze dell’attivissime associazione: progetti su Lucio Dalla, Ian Fleming e l’agente 007, la fantascienza di Doctor Who.

A seguire William Piana ci porta nel mondo delle marionette, anzi delle docupuppets, dove il teatro di figura incontra quello degli uomini. Infatti ai nostri microfoni Fabiana Iacozzilli e la sua piece “La Classe“. La performance è un rito collettivo, in bilico tra La Classe morta di Tadeusz Kantor e I cannibali di George Tabori, in cui gli adulti, interpretati dai pupazzi realizzati da Fiammetta Mandich, rileggono i ricordi di un’infanzia vissuta nella paura di buscarle tra le mura delle scuole elementari “Suore di carità”. Questi ricordi/pezzi di legno si muovono senza pathos su tavolacci che rimandano a banchi di scuola, a tavoli operatori di qualche esperimento che fu. Tutto intorno, silenzio. Solo rumori di matite che scrivono e compagni che respirano. Nel silenzio dei loro passi, questi corpicini di legno si muovono nel mondo terrorizzante di Suor Lidia, la maestra, unica presenza in carne ed ossa. In questa ricerca di pezzi di memorie andate emerge il ricordo in cui Suor Lidia affida a Fabiana la regia di una piccola scena per una recita scolastica decidendo, forse, insieme a lei, la vocazione della sua alunna.

Quindi arriva la seconda puntata dedicata alle donne nei fumetti conPatrizia D’Antonio. Questa puntata si concentra sul volume “Jujitsuffragettes, les Amazones de Londres” con le illustrazioni di Lisa Lungrin e la sceneggiatura di Clemente Xavier. La vicenda torna al 1910, quando le suffragette inglesi di Emmeline Pankhurst dovettero affrontare la repressione della polizia. La loro arma? Rivolgete la violenza degli aggressori contro se stessi, grazie al jujitsu, per ottenere la vittoria: il diritto di voto nel 1918! Edith Garrud è considerata la prima allenatrice femminista di autodifesa. Di fronte alla violenza subita dai manifestanti, addestrerà le guardie del corpo di E nel jujitsu. Pankhurst, soprannominata “Le Amazzoni”. Con bracciali e spaccagambe le suffragette hanno scosso le mentalità, preso a calci i reazionari e dimostrato la forza del “sesso debole”. Lisa Lugrin è nata nel 1983 a Thonon-les-Bains. Dopo aver studiato antropologia e cinema, si è dedicata ai fumetti. Con il suo compagno di viaggio Clément Xavier, conosciuto attorno a una fotocopiatrice al liceo dove realizzarono le loro prime fanzine, fondò le edizioni Na e due riviste internazionali di fumetto, Modern Spleen e L’Episode. Diplomata alla scuola di fumetto di Angoulême, conducono numerosi laboratori di fumetto che sfociano in pubblicazioni (Django Banjo, 2012, Légende du Voyages, 2013). Allo stesso tempo, sono stati ospitati in residenza presso la Casa degli Autori di Angoulême durante la quale hanno partecipato ad Afghanistan, collettiva avviata dalle edizioni Flblb e pubblicata nel giugno 2011. Hanno inoltre collaborato con La Charente Libre e pubblicato numerosi racconti su riviste. (L’Impossibile di Michel Butel, le Antologie di Stefano Ricci e Anke Feuchtenberger) e su internet. Inoltre, hanno firmato la sceneggiatura e le illustrazioni del cortometraggio animato Modern Spleen prodotto e trasmesso da Canal + nel 2010. Nel 2015, hanno ricevuto il premio dell’Apocalisse al festival di Angoulême per Yékini, il re delle arene. Stanno preparando un fotoromanzo sulla presa del potere da parte dei bambini: anche la grande notte è iniziata in piccolo.

Sempre parlando di donne di grande coraggio veniamo infine alla mostra in esposizione “Donne, Vita e Libertà“, presente in occasione del Bologna Jazz Festival, quattro giovani straordinarie artiste iraniane: Atieh Sohrabi, Hanieh Ghashghaei, Nazli Tahvili e Roshanak Rouzbehani. Artiste attive a livello internazionale, nate in Iran e residenti a Bologna, Londra, Los Angeles e New York. Ciascuna di esse ha interpretato le immagini con un riferimento ai capelli, in qualche modo simbolo della rivoluzione iraniana. Non solo della più recente protesta, poichè da almeno quarant’anni le donne iraniane sfidano le autorità e i loro apparati, come la “polizia morale”, lasciando scoperti alcuni centimetri di capelli.. Ce ne parla Vanni Masala, curatore.

Ascolta la trasmissione https://archive.org/details/07-benenati-la-classe-marionette-d-antonoo-2-donne-iraniane