L’intesa tra Israele e Hamas siglata ieri non è un accordo di pace. A dispetto dei titoli dei quotidiani mainstream e delle dichiarazioni della premier italiana Giorgia Meloni, sono gli studiosi e gli esperti a sottolineare che l’oggetto su cui si è ottenuta una convergenza con la mediazione del presidente statunitense Donald Trump è un cessate il fuoco, una tregua.
«Hamas ha ritenuto di far leva sul narcisismo di Trump inducendolo a fare pressione su Netanyahu affinché Israele sospendesse gli attacchi», osserva ai nostri microfoni Francesca Biancani, docente di Storia e Istituzioni dell’Asia all’Università di Bologna.
Gaza, qual è il bilancio dei danni del genocidio?
Dopo due anni di assedio a Gaza, al momento del cessate il fuoco il bilancio del genocidio è pesantissimo.
Si parla di oltre 67mila morti confermati, ma le stime definitive potrebbero toccare le 186mila vittime secondo The Lancet. Il 92% delle abitazioni è completamente distrutto, producento 55 milioni di tonnellate di detriti. La conseguenza è che un milione e 900mila palestinesi hanno dovuto abbandonare le proprie case e il 99% delle famiglie vive in una condizione di insicurezza alimentare.
Gli attacchi israeliani non hanno risparmiato alcun obiettivo, inclusi quelli vietati dal diritto internazionale. Sono state 518 le scuole distrutte o danneggiate e 790 gli attacchi ad ospedali e personale medico. I sanitari uccisi mentre prestavano soccorso o curavano i feriti sono più di 1600.
Anche la verità è stata colpita sul campo. Sono 247 i giornalisti uccisi dall’inizio degli attacchi israeliani, il numero più alto mai raggiunto nel corso di un conflitto.Anche la complicità dell’Occidente con Israele è misurabile, a partire dalla condotta degli Stati Uniti di Donald Trump, oggi celebrato come portatore di pace. Dal 7 ottobre 2023 sono ben 40 i miliardi di dollari in armi forniti dagli Usa ad Israele dal 7 ottobre 2023 e ben 7 i veti posti da Washington al cessate il fuoco in sede Onu.
La pace? «Non è un piano immobiliare»
«La mia opinione è che ci sia da festeggiare solo il cessate il fuoco – sottolinea Biancani – Ad oggi non c’è stata alcuna richiesta affinché Israele si assuma la responsabilità è arrivato al tavolo negoziale senza che ci sia mai stato il minimo ravvedimento rispetto nella sua condotta genocidaria, dopo di anni di inazione se non di complicità dei governi occidentali, tra cui quello italiano».
È questa fotografia che porta la docente ad osservare che non ci troviamo di fronte a un piano di pace ma ad un diktat e a un «piano immobiliare», che lascia totalmente inaffrontate le questioni che hanno reso le vite dei palestinesi invivibili già prima del 7 ottobre 2023.
Nello specifico, anche Biancani sottolinea che l’accordo siglato non è un piano di pace, ma è un’intesa per il cessate il fuoco. L’altra parte della proposta di Trump non è ancora stata discussa ma, per come è stata presentata, non sembra in grado di fornire prospettive certe di pace.
«L’occupazione, l’apertheid e la sistematica discriminazione legale sono proprio fondative del progetto sionista – rimarca la docente – sin da prima della deriva suprematista cui assistiamo ora. Se niente di tutto questo viene affrontato politicamente, le reali prospettive di pace sono fragili ed è giustificato lo scettismo verso la tenuta di questo piano».
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