Terzo round per lo scontro sulla nomina a Garante dei detenuti di Elisabetta Laganà. Dopo che i due ricorsi al Tar dell’Emilia-Romagna, l’associazione per i diritti dei detenuti, Papillon, e il medico del lavoro Vito Totire, fanno ricorso al Consiglio di Stato.

L’associazione per i diritti dei detenuti, Papillon, e il medico del lavoro, Vito Totire, portano il caso Laganà al Consiglio di Stato. Dopo una sentenza del Tar che dava ragione all’associazione, ed una, dello stesso tribunale amministrativo, che dichiarava legittima la nomina di ELisabetta Laganà a Garante dei detenuti, la vicenda si sposta nella Capitale.

Per questo motivo il Comune di Bologna ha incaricato l’avvocato Giorgio Stelle Richter della sua difesa nel procedimento.

Valerio Guizzardi, dell’associazione Papillon, spera che il Consiglio di Stato sancisca la definitiva uscita di scena della dott.ssa Laganà, costringendo il Consiglio Comunale bolognese a optare per un altro nome, dopo che per due volte la scelta era caduta proprio sul nome di Elisabetta Laganà.

“Riteniamo illegittima la nomina di Elisabetta Laganà.” afferma Guizzardi. “C’è stata una serie di forzature che il Consiglio Comunale ha voluto effettuare. “(Elisabetta Laganà, ndr) è stata nominata per volere dell’assessore alle politiche sociali Amelia Frascaroli e del gruppo di Sel” spiega.

“Questa persona non è adatta a ricoprire quel ruolo. Il carcere della Dozza è praticamente senza garante. I detenuti non la conoscono, e sono scoperti da punto di vista della dignità e dei diritti.”continua.

Guizzardi punta, poi, il dito sull’incompatibilità di Laganà, spiegando che “è stata giudice onorario e partecipava alla formulazione delle sentenze del Tribunale di Sorveglianza: questo la rende incompatibile con il ruolo.” conclude.