Più di due settimane fa avevano scritto una lettera aperta alle istituzioni sollevando il problema dell’esclusione dalle categorie considerate prioritarie per ricevere il vaccino, ma ancora non hanno ricevuto risposta. Sono le operatrici e gli operatori del sociale, seguiti da Adl Cobas, che giovedì prossimo daranno vita ad un’assemblea sindacale davanti alla Regione Emilia-Romagna e consegneranno le firme raccolte a sostegno della lettera aperta.

Operatori sociali e vaccino: «siamo invisibili»

«Esattamente come medici, infermieri e forze dell’ordine abbiamo continuato a lavorare durante tutta la pandemia, perché il nostro lavoro è considerato essenziale – osserva ai nostri microfoni Diego Ramoni, uno degli operatori sociali che operano nelle strutture bolognesi – Alcuni di noi, io compreso, si sono ammalati di Covid, anche con sintomi forti. Eppure non siamo stati inclusi nelle categorie prioritarie, come ad esempio gli insegnanti, nel piano vaccinale».

La lettera aperta indirizzata alle istituzioni – in primis la Regione cui spetta la gestione vaccinale, ma anche a Comune, Ausl e Prefettura – ha raggiunto un centinaio di sottoscrizioni tra le operatrici e gli operatori. Al contrario, i destinatari non si sono ancora degnati di rispondere.
Per questo motivo giovedì 8 aprile, dalle 10.30 alle 12.30, in viale Aldo Moro, sede della Regione, si terrà un’assemblea sindacale, durante la quale verranno consegnate le firme.

Oltre alla questione del vaccino, l’assemblea affronterà anche il nodo dei finanziamenti e dei bandi per i servizi sociali.
«In situazioni dove il Covid ha contribuito ad ampliare le fragilità sociali – osserva Ramoni – e quindi siamo consapevoli che i prossimi mesi, da un punto di vista lavorativo, saranno sempre più complessi, ci ritroviamo con dei bandi pubblici fatti al ribasso e la nostra paura è che in futuro dovremo lavorare in condizioni ancora più sfavorevoli delle attuali, con una fragilità e una marginalità che aumenterà sempre di più».

Già durante la pandemia, quando qualche collega si ammalava di Covid, spesso non veniva sostituito con altro personale e le operatrici e gli operatori già attivi sul servizio hanno dovuto effettuare molte ore di straordinario ed accollarsi il lavoro rimasto scoperto.
Per tutte queste ragioni operatrici e operatori si considerano “invisibili” e cercheranno invece di farsi vedere nell’iniziativa di giovedì prossimo.

ASCOLTA L’INTERVISTA A DIEGO RAMONI: