La nuova puntata della rubrica di Eddy AnselmiAspettando l’Eurovision Song Contest 2021” si concentra su Slovenia e Russia, due Paesi che portano entrambi delle donne sul palco di Rotterdam, con due pezzi che non potrebbero essere più distanti dal punto di vista dello stile artistico e del messaggio propugnato.

Eurovision Song Contest 2021: la Slovenia

La Slovenia candida la vincitrice dell’EMA 2020 o, per presentarlo da un punto di vista più profano, il Sanremo sloveno: quell’edizione fu vinta da Ana Soklič, con il brano “Voda”, ma non ebbe modo di partecipare all’Eurovision di quell’anno a causa della sua cancellazione per la pandemia di Covid-19. Quest’anno parteciperà con un blues motivazionale, “Amen“, una canzone dal testo completamente in inglese, scritto dalla stessa Soklič con Bojan Simoncic e Charlie Mason, e che condivide ben poco con la religiosità suggerita dal termine.
La canzone avrà il compito di caricare e rassicurare quell’ascoltatore che, per un motivo o per un altro, stia attraversando un momento di difficoltà.

Piccola curiosità, la canzone non è l’unica che a Rotterdam avrà questo titolo, poiché anche Vincent Bueno, rappresentante dell’Austria, porta una suo brano con il medesimo nome.
Ana Soklič è nota al pubblico sloveno per la sua partecipazione alla prima edizione di X-Factor Slovenia, ma la sua carriera era già attiva dal 2004, quando all’età di venti anni si esibiva con lo pseudonimo Diona Dimm, con cui però non ebbe molta fortuna. La cantautrice può vantare collaborazioni con artisti del calibro degli U2, Elton John e Mary J. Blige, nonché la fortuna di essersi esibita alla presenza di Barack Obama e di Papa Francesco.

Eurovision Song Contest 2021: la Russia

Il paese più grande in gara porta sul palco dell’Eurovision la trentenne Maniža, figura controversa in patria e che porterà un brano in egual modo oggetto di discussione, “Russian Woman“. La canzone è di genere Rap trap, e il testo, in russo e dalle forti tinte femministe, porta avanti una delicata battaglia che è quella del #MeToo: le parole, infatti, indicano la battaglia di una donna sola contro tanti nemici, ma nel quale si suggerisce che, nonostante l’apparente impossibilità nell’affrontare una simile situazione, una donna russa è capace di tutto, e che non deve aspettare per ribellarsi ai soprusi.

L’autrice è stata recentemente candidata sia agli MTV Awards che al Best Russian Act, soprattutto per la sua popolarità tra i giovani con canzoni come Mama, un testo con al centro la violenza domestica.
Trent’anni a luglio, Maniža Dalerovna Sangin è nata in Tagikistan ma si è trasferita giovanissima a Mosca dopo lo scoppio della guerra civile.
Criticata spesso dai conservatori in patria per la sua etnia, per la sua religione, musulmana, e per non portare – a detta loro – un messaggio di tradizione russa, Maniža dichiara da sempre pubblicamente le sue ideologie, soprattutto legate al femminismo e alla comunità LGBT.

La sua opera vuole avanzare un messaggio di abbattimento degli stereotipi di genere, in particolare quello della donna che deve piacere all’uomo, ma allo stesso tempo prodigare un messaggio di unità: a Rotterdam si esibirà con una veste, cucita dalla madre stilista, che avrà pezzi di stoffa provenienti da tutti gli stati autonomi che compongono la Federazione Russa.

Luca Meneghini

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