La vittoria della destra in Spagna, che praticamente tutti davano per certa dopo la proclamazione di elezioni anticipate da parte del capo del governo Pedro Sanchez in seguito ai pessimi risultati delle consultazioni regionali, non c’è stata. Seppure il Partito Popolare spagnolo risulti la formazione più votata in Spagna, superando di appena un punto percentuale il Partito Socialista, il tracollo elettorale dell’estrema destra di Vox impedisce alla coalizione di ottenere la maggioranza assoluta dei seggi.

Elezioni in Spagna, i risultati della consultazione: la destra non vince

È il giornalista Luca Tancredi Barone, da Barcellona, a fornire una fotografia di come è stato il voto nelle elezioni in Spagna. La notizia principale è senza dubbio quella che vede la coalizione di destra, formata da Ppe e Vox, non riuscire a raggiungere la maggioranza assoluta dei seggi necessari per formare un governo e governare.
In particolare, l’estrema destra di Vox ha registrato un vero e proprio tracollo, perdendo 21 seggi (da 54 a 33).

Altalenanti le notizie che riguardano anche il centrosinistra. Il Ppe del premier Pedro Sanchez tiene, nonostante i sondaggi dicessero altro, e addirittura guadagna due seggi in più. «Pedro Sanchez è stato veramente molto abile nella sua decisione di convocare elezioni anticipate, perché evidentemente lo aveva previsto», osserva Tancredi Barone.
Malino, invece, Sumar, la nuova piattaforma che unisce i partiti alla sinistra di quello socialista. Rispetto ai risultati di Podemos e Unidad del 2019, infatti, la sinistra perde sei seggi, passando da 37 a 31.

I possibili scenari: governo socialista, governo conservatore o elezioni anticipate

La coalizione di centrosinistra si avvicina al numero di seggi necessari a formare un nuovo governo. Per questo motivo un primo scenario possibile dopo il voto in Spagna è che il Psoe di Sanchez riesca a tenere insieme i piccoli partiti che sostenevano il governo nella legislatura precedente per arrivare a formare il governo. «Sarà essenziale – sottolinea il giornalista – che il PdeCat, un partito conservatore e indipendentista catalano si astenga, si astenga. In questo caso Sanchez potrebbe tornare a presiedere il governo».

Un secondo scenario, molto meno probabile, è che il Ppe riesca a strappare a livello regionale alcuni piccoli partiti dall’alleanza col Psoe. Qualora questi decidessero di non sostenere più i socialisti e passare con la destra, il prezzo politico da pagare sarebbe alto, ma il leader popolare Alberto Nunez Feijóo potrebbe formare un governo.
Il terzo e ultimo scenario, favorito anche da alcuni meccanismi della legge elettorale che impongono l’indizione di nuove elezioni qualora entro due mesi dal primo tentativo non si riesca a ottenere una maggioranza di governo, è appunto il ritorno alle urne entro sei mesi.

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