CLAUDIO SUCCI: Educazione finanziaria on-air. Approfondimenti di economia a cura della Banca Di Credito Cooperativo Felsinea.
ALESSANDRO CANELLA: Bentrovate e bentrovati a Educazione Finanziaria On Air. In questa rubrica vi raccontiamo un po’alcuni dei concetti fondamentali che riguardano la finanza anche per essere attrezzate e attrezzati a fronteggiare appunto magari concetti, parole che non avevamo mai affrontato prima e ovviamente la consapevolezza è sempre qualcosa di importante a guidare le nostre scelte. Parliamo, oggi ancora qui con noi Fabio Palmieri della banca di credito cooperativo Felsinia, buongiorno.
FABIO PALMIERI: Buongiorno, un saluto a tutti i radioscoltatori.
ALESSANDRO CANELLA: Allora abbiamo affrontato diversi temi fino a questo punto, abbiamo parlato di obbligazioni, di azioni, di fondi di investimento obbligazionari, di cosa ci parli oggi?
FABIO PALMIERI: Oggi dobbiamo fare l’altro passettino, cioè i fondi azionari, quindi che cos’è un fondo azionario? Come sempre dicevamo il risparmiatore normalmente fa altro nella vita, giustamente, per cui dice voglio comprare azioni. Allora le alternative sono beh mi metto magari a studiare due o trecento bilanci, li analizzo, nel tempo libero, e poi magari passati due anni devo ancora fare il primo investimento perché nel frattempo sono arrivati gli altri bilanci che non ho neanche letto. Quindi esiste una forma di delega cioè il risparmiatore che investe in azioni, consiglio spassionato è quello di frazionare molto il rischio e quindi a meno di essere diciamo plurimilionari dobbiamo cominciare ad andare a comprare tanti piccoli pezzettini che da gestire diventa estremamente complesso, quindi di solito si fanno fondi cioè quindi panieri perché si fanno panieri? Perché il rischio nelle azioni è che le aziende storicamente non hanno vita infinita. Pensiamo ai produttori di CD-ROM, pensiamo a chi faceva magari la Kodak che faceva le macchine, le vecchie macchine, quelle con il rullino. Ecco, arriva un cambio tecnologico inaspettato, tu hai investito magari il 30-40% dei tuoi soldi in una di queste aziende, non è che si torna indietro. Cioè chi aveva le aziende che faceva trasporto su cavalli e non si è adeguato al trasporto a vapore nell’Ottocento, cioè oggi i cavalli non sono un mezzo di trasporto che è una nicchia di mercato, non è un mezzo di trasporto. Quindi se tu sei in quelle aziende lì perdi quasi tutto o tutto. Quindi noi affidiamo i nostri risparmi a fondi di investimento, anche qui possono essere fondi cosiddetti attivi in cui ci sono dei manager che hanno la speranza di fare meglio di quello che fanno tutti, oppure fondi di investimento passivi dove invece uno dice guarda compro tutto il mercato con delle regole diciamo, i fondi di investimento si appoggiano a degli indici. Quando noi sentiamo per esempio alla televisione oggi l’indice di borsa è salito dell’1%, ecco quell’indice rappresenta tutte le azioni magari di un’area geografica. Di solito l’indice americano rappresenta lo Standard & Poor 500, uno dei più famosi, rappresenta 500 aziende che però non hanno tutto lo stesso peso lì dentro. Cioè se io metto 1000 euro lì dentro non compro un euro di Apple, un euro di Amazon, un euro di Facebook eccetera, ma vengono pesati per la capitalizzazione, cioè per il loro valore di mercato. Quindi le aziende che valgono molto pesano molto, le aziende che sono un pochino più piccole pesano quasi nulla. Questo è un po’ il peso della che non so… non so se è un meccanismo facile però sostanzialmente si guarda il valore delle azioni lo si moltiplica per il numero di azioni, però il meccanismo al di là del calcolo matematico è più un’azienda è grande più in questi indici tende a pesare quindi attenzione perché uno dice beh sì ho comprato 500 aziende però l’andamento delle prime dieci sposta l’andamento delle ultime dieci quelle che salgano o scendano influenza molto molto poco.
ALESSANDRO CANELLA: Una domanda collaterale diciamo rispetto a una cosa che hai detto prima che mi è venuta in mente, quindi bisognerebbe come dire investire su anche aziende che hanno dimostrato una certa resilienza ai cambiamenti?
FABIO PALMIERI: Sì, allora noi abbiamo un grosso limite in tutto questo, cioè noi tendiamo a fare analisi basate sul passato che conosciamo e sul futuro che ci immaginiamo. Allora finché il futuro che ci immaginiamo è simile a oggi le robe un po’funzionano. Quando esistono dei cambi cosiddetti “disruptive” e quindi cambi proprio di paradigma ecco lì falliamo. Quindi le aziende che oggi sono resilienti noi ci aspettiamo possano esserlo in un futuro finché il futuro si assomiglia oggi cioè Ericsson era un produttore di telefonini che non aveva il touch e quindi produceva era un leader del mercato, Nokia ecco, oggi diciamo non sono aziende che siamo sono i primi posti per capitalizzazione allora nessuno se lo sarebbe immaginato nessuno se lo sarebbe immaginato, C’è una metafora che è un po’ crudele però diciamo rende l’idea no: se noi siamo il cappone proprio l’animale, il pollo, e noi guardiamo i giorni del nostro passato, sono bellissimi, ci alziamo tutte le mattine, ci danno da mangiare, e quindi se noi facciamo un ragionamento statistico, crediamo che domani sia come tutti gli altri giorni, cioè mi alzo, mi danno magari un po’di becchime, io sto con i miei amici, i polli, non so, e arriva sera, torno nel pollaio, tutti felici e contenti. Però un giorno, che può essere il giorno di Natale o il giorno di ringraziamento, se siamo tacchini facciamo una brutta fine. Ecco, la statistica non ci ha aiutato a prevedere quell’evento, cioè il passato era una roba che era drasticamente diversa. Ecco, bisogna stare molto attenti quando ci si innamora delle aziende, perché le aziende hanno dei loro cicli vitali, ci sono aziende estremamente fortunate, però la cosa impressionante è che quando prendiamo questi panieri, questi indici e guardiamo nel passato le aziende più grandi di oggi e andiamo un po’indietro magari agli anni 90, non ce n’è quasi nessuna. E se dagli anni 90 prendiamo le aziende leader e andiamo ancora indietro vediamo che non ce n’è nessuna cioè c’è un gran ricircolo, cioè ci sono aziende che continuamente entrano, fanno successo e altre che escono perché o sono morte o il loro business è diventato molto molto piccolo. Quindi attenzione perché non esiste la formula magica perché il futuro è una roba abbastanza complessa
ALESSANDRO CANELLA: Quindi i fondi azionari sono comunque più rischiosi di quelli obbligazionari
FABIO PALMIERI: Ok, questa è una domanda a cui non so dare una risposta diciamo che tendenzialmente tendono ad avere oscillazioni un pochino più ampie, questo sì, e quindi se definiamo il rischio come il fatto che oscillino di più ok si tendono a essere più rischiosi. Diciamo che nei fondi obbligazionari se si incappa in una perdita perché uno dei titoli che abbiamo detto una delle obbligazioni fallisce, recuperare la perdita è più difficile. Nelle azioni storicamente se uno investe con un buon grado di diversificazione quindi spezzettando bene, la perdita più facilmente viene riassorbita però attenzione, con il passare del tempo, cioè l’orizzonte temporale minimo cioè il tempo minimo in cui devo stare dentro per cercare di minimizzare eventuali scenari negativi sta fra i 10 e i 15 anni in un portafoglio estremamente diversificato. Quindi a volte succede che risparmiatori che hanno investito dopo sei mesi, un anno, dicono sono sotto del 2%, cosa devo fare? Nulla. Cioè la pazienza in borsa divide spesso colui che guadagna da colui che perde, più la pazienza che la capacità.
ALESSANDRO CANELLA: Io ti ringrazio e ci appunto vediamo nella prossima puntata.
FABIO PALMIERI: Grazie e un saluto a tutti i radioascoltatori.