Redazione Vanloon: L’11 settembre 1973 Salvatore Allende pronuncia il suo ultimo discorso. Lo pronuncia nel palazzo presidenziale La Moneda, circondato e bombardato dai caccia Hawker Hunter. Il colpo militare è guidato da generale Augusto Pinochet Ugarte, comandante in capo dell’Esercito Cileno. Inizia così la sanguinosa dittatura militare che rovescia il Governo Socialista e che porterà a milioni di desaparecidos. Cile 50, viaggio attraverso il golpe, è lo speciale di Vanloon sull’11 settembre 1973, in onda sui 103.1 FM di Radio Città Fujiko. Sono passati 50 anni ma l’eredità della dittatura non si è conclusa con la fine formale del Regime del 1990. Le voci dei protagonisti, la cronaca, le interviste, i giornali per raccontare, ricordare e riflettere, in podcast su www. radiovanloon. info e su tutte le piattaforme.
Redazione Vanloon: Il golpe in Cile cade come una mannaia sui giornali italiani in generale e in particolare su quelli della sinistra ex parlamentare e di movimento come il Manifesto, che prova a seguire in presa diretta dal 12 settembre 1973 la cronaca di Santiago e dintorni, nonostante la difficile situazione creatasi con la presa da parte dei militari di radio e tv statali. Mancano infatti notizie dirette che non siano quelle dell’esercito. Da Mendoza città argentina al confine con il Cile, arrivano notizie frammentarie. Il 13 settembre, per esempio, si sa che Allende è morto, ma senza l’ufficialità della giunta Militare. E si sa che ci sono centinaia di morti. In Italia si organizzano tantissime manifestazioni e assemblee in favore del Cile. In un occhiello si riassumono le posizioni politiche italiane. Cito testualmente “La sinistra del PSI e delle Acli ha accusa la DC Cilena. Berlinguer e il PC si limitano a criticare le destra della DC, preoccupata la parte non democristiana del centro-sinistra.” Per il manifesto, il motore del golpe è, sin dai primi giorni, la DC Cilena. Un dato numerico, la tiratura delle copie del giornale il 13 settembre 1973 è di 80.000 copie, mentre nei giorni normali è quasi la metà. Fino al 6 ottobre la prima pagina del quotidiano è dedicata al Cile, con la cronaca di Santiago, i corsivi di Rossana Rossanda, del direttore Luigi Pintor, le testimonianze e il retroscena. Per tutto l’anno, da quell’11 settembre 1973, il Manifesto segue la questione cilena riportando notizie, cronaca, lettere dei lettori, possiamo dire quasi quotidianamente. Tutti i giorni almeno un trafiletto è dedicato alla situazione cilena. Iniziano intanto ad uscire, per svariate case editrici, libri dedicati al Cile e al golpe, libri che si fanno pubblicità proprio sulle pagine del manifesto. Per esempio, la Bertagni Editore, con il libro “Cile, socialismo di classe e golpismo”, dona parte del ricavato della vendita del libro alla resistenza cilena. Il 18 novembre a Torino c’è una grande manifestazione in favore del Cile, che si mescola con un altro fatto avvenuto in questi giorni di novembre. I carri armati dei colonnelli greci entrano nell’Università Di Atene, occupata da 6.000 studenti.
Redazione Vanloon: Di fronte alle tragiche notizie che arrivano da Santiago, anche in Italia si capisce che è necessario un ripensamento della strategia politica sinistra. Nell’opinione pubblica è radicata la convinzione che il compromesso storico sia nato proprio dalla riflessione sulla fine di Allende. Abbiamo chiesto ad Alessandro Santoni, autore del PC e Giorni del Cile, edito da Carocci nel 2008, se questo sia vero.
ALESSANDRO SANTONI: Io penso che la scelta di attuare il compromesso storico sia nata dalla situazione italiana. Innanzitutto Berlinguer non la presentava come una svolta ma come una scelta di continuità, è vero che alla fine degli anni ’60 c’era una insistenza nel discorso politico del PCI sulla possibilità di un incontro dei settori progressisti del mondo cattolico della DC che si stavano spostando verso la sinistra. Se uno legge la stampa del PCI durate la vittoria di Allende si trova con un discorso che mette l’accento sul fatto che l’Unità Popolare è una coalizione delle sinistre con gruppi come il MAPU che venivano dal mondo cattolico. Io penso che la scelta sia maturata in Italia, un contatto grande fu quello di Aldo Moro e Berlinguer nel ’70-’71 nel quale disse non potete spezzare la DC perchè la DC è l’asse della stabilità democratica in Italia, rappresenta le classi medie e se spezzate la DC la DC si sposta a destra. Il Cile è stato un esempio su cui il PCI si appoggiava rispetto la sua politica di alleanze in Italia ma è stato anche un esperimento nel quale il PCI ha ricevuto delle indicazioni. Nel ’73 quando la situazione era già abbastanza complicata, ci furono vari contatti tar dirigenti del partito comunista italiano in particolare Carlo Faietta ed esponenti della corrente di sinistra della DC Cilena che erano quelli che volevano dialogare con Allende. Questi dicevano, aiutateci a far capire ai nostri compagni in Cile che abbiamo bisogno di un compromesso, un governo di unità nazionale per stabilizzare la situazione, e sotto molti punti di vista quegli incontri hanno un effetto sui dirigenti del PCI, sull’importanza di giungere ad accordi con tutta la DC per non far si che la situazione scivoli verso destra. Siamo negli anni della strategia della tensione, gli anni di piombo.
Redazione Vanloon: Non è solo il Partito Comunista ad avere la consapevolezza che sia necessario costruire una nuova strategia politica dopo il golpe dell’11 settembre. Anche negli ambienti più radicali dei movimenti e dei partiti della nuova sinistra non si può ignorare, come sostiene Lotta Continua, la lezione cilena. E qui il dibattito si allarga a macchia d’olio. Sostenere un Governo delle sinistre a guida PCI come stadio intermedio della rivoluzione? Procedere alla lotta armata, dice qualche voce, come già praticato dalle Brigate Rosse? Armare gli operai per la lotta di massa? Il dibattito è forte. Nei cortei, però, uno degli slogan più diffusi diventa «Dopo il Cile, mai più senza fucile».
Redazione Vanloon: Considerazioni più articolate vengono fatte sul ruolo delle forze armate. Non è un caso che si espanda proprio in questo periodo l’azione dei partiti della sinistra rivoluzionaria nell’Esercito e soprattutto fra i soldati di leva. Ce ne parla Gustavo Tani, all’epoca militante di lotta continua e organizzatore dei PID, i proletari in divisa, la cui testimonianza si può trovare anche nel libro di Deborah Grissini, Giorgio Sacchetti e Sergio Senigallia, “S’avanza uno strano soldato, il movimento per la democratizzazione delle forze armate”, edito da DeriveApprodi. Gustavo ci spiega come proprio l’esperienza del golpe cileno abbia portato ad una nuova riflessione sull’azione che portavano avanti nelle caserme.
GUSTAVO TANI: Il significato più importante è la riflessione che abbiamo dovuto fare sul ruolo dell’intervento nelle forze armate. Fino ad allora era stato un problema di contenimento della destra, soprattutto della destra negli alti comandi e un intervento un po’ di carattere sindacale. Da quel momento abbiamo dovuto riflettere a lungo sul ruolo che avremmo potuto avere nella difesa della democrazia in Italia. In quegli anni, dopo il colpo di stato, entrarono in caserma tutti i giovani che avevano fatto le lotte nelle scuole, nei quartieri, nelle grandi fabbriche del nord, quindi delle persone abituate alla politica, abituate a lottare, essere in prima fila, avere voce in capitolo su tutto quello che succedeva. Per cui è stato proprio un salto di qualità immenso. Lo sforzo che noi abbiamo fatto è stato proprio quello di immaginare non più un intervento così clandestino, cioè illegale, ma un intervento pubblico, alla luce del sole. E per questo abbiamo lavorato in maniera tale che il Movimento Dei Soldati prendesse una dimensione al di là della visione bolscevica dell’organizzazione, che fosse l’organizzazione di massa, che rappresentasse i veri problemi dei giovani che andavano sotto le armi.
Redazione Vanloon: Un anno fa la borghesia e i militari con la complicità dell’ADC e i denari di Nixon assassinavano l’esperienza socialista di Allende. Comincia con questo titolo il primo anniversario del golpe cileno, per il manifesto, con un corsivo firmato da Rossana Rossanda. Il giornale continua con un articolo a due pagine dell’economista e sociologo brasiliano Rui Mauro Menarini, che ripercorre la storia del golpe, i problemi della sinistra e la connivenza con i militari delle forze del centrodestra e della borghesia cilena. Viene lanciata anche la manifestazione nazionale, alla fine di una settimana di mobilitazione della sinistra extraparlamentare, manifestazione che si svolgerà il 14 a Roma. Inoltre, in questo mese, si può richiedere alla redazione del manifesto lo speciale “Cile Tre anni di lotta di classe”.
Redazione Vanloon: Il primo anniversari del golpe assume una valenza molto importante per la sinistra italiana Sui quotidiani di partito dlel’11 settembre le aperture sono tutte dedicate al Cile. L’Avanti titola “Al fianco dei cileni contro il fascismo” con l’ultima foto di Allende alla Moneda. L’Unità invita alla manifestazione unitaria di Roma in prima pagina, dedicando poi all’interno diversi servizi alla questione cilena. Consultando i giornali di quei giorni, si ritrova il clima dell’epoca. La sinistra comunista e socialista, i sindacati, indicano un appuntamento per il 12 alla Basilica Di Massenzio a Roma, con un intervento di un rappresentante di Unidad Popular e poi un discorso del poeta Raffaele Alberti. La nuova sinistra, invece, propone una mobilitazione per sabato 14 settembre in Piazza Esedra. Così ci racconta ancora Gustavo Tani. L’importanza che questa manifestazione ha avuto per i proletari in divisa.
GUSTAVO TANI: Io qui in camera mia ho ancora le fotografie di quella giornata, anche perché fu veramente epocale. Per la prima volta i soldati scendevano in piazza, ma dietro quella manifestazione c’è stato un lavoro di anni, ma soprattutto nella preparazione della manifestazione. Io ti devo confessare che all’inizio quando si decide di far arrivare i soldati alla manifestazione ero molto titubante, avevo paura della repressione, avevo paura che si rompesse già quell’accenno di organizzazione di massa che si stava costruendo nelle caserme. Poi nei giorni proprio della preparazione, quando andavo nelle riunioni dei soldati a proporre questa cosa, trovavo un’accoglienza proprio favolosa. Il rischio secondo me era quello di far esporre le avanguardie delle caserme e farle falcidiare dalla repressione, invece fu proprio il momento epocale in cui l’acqua tracima dalla diga. Il momento in cui si palesa la lotta in maniera plateale. L’organizzazione fu molto, forse troppo, accurata perché abbiamo pochissime fotografie di quell’evento, perché il servizio di garanzia che avevamo studiato per proteggere i soldati funzionò talmente bene che abbiamo soltanto qualche scampolo di foto presa da alcuni fotografi autorizzati. Ripeto, l’organizzazione fu molto meticolosa, avevamo dato appuntamenti separati lungo il tragitto del corteo e un primo nucleo si formò direttamente nel concentramento di Piazza Sera. Mano a mano che arriviamo a Via Cavour lo spessore dei soldati si ingrossò in maniera proprio visibile, vi lascio immaginare lo stupore e la felicità che si vedeva negli occhi dei soldati, negli occhi dei nostri militanti che hanno lavorato per anni, diciamo in maniera quasi, diciamo così, senza avere grandi soddisfazioni, ecco.
Redazione Vanloon: Nel corteo romano del 14 settembre scendono in piazza quasi 100.000 persone, scrive il manifesto sulla spalla della prima pagina. E per la prima volta, nota il cronista, all’interno del corteo sfila un gruppo di militari in divisa. Del 25 settembre è la pubblicazione di due fogli clandestini che girano per Santiago. Uno affirma Mir, movimento izquierda rivoluzionaria, con il giornale clandestino El Rebelde, ricomparso ad agosto, e l’altro è il giornale del Mapu, movimento di azione popolare unitaria, che si chiama Venceremos. Il giornale è delle dimensioni di un pacchetto di sigarette, così piccolo per sfuggire all’onnipresenza del Regime, che continua a dare la caccia e a torturare i militanti di sinistra. Il manifesto vuole ricordare che c’è la resistenza cilena e che la resistenza cilena è viva. Il pensiero, dice l’articolo, va alla stampa clandestina della nostra lotta di liberazione dal nazifascismo. Lotta fatta 30 anni prima e che i compagni più anziani ricordano bene.
GUSTAVO TANI: Il Cile aveva dimostrato che fare l’accordo con la democrazia cristiana, cioè il compromesso storico, non era sufficiente per contenere la reazione della destra a una possibile vittoria delle sinistre, ma come il Cile aveva dimostrato, l’esercito, che era stato tenuto al di fuori dalla mobilitazione popolare, ha giocato un ruolo determinante nella repressione. Proprio la nostra riflessione che avevamo fatto noi era quella di dire che sottraiamo l’esercito alle forze della reazione, creiamo un grande movimento di massa dentro le forze armate perché questa qui è l’unica garanzia vera che c’è per gestire un possibile Governo delle sinistre in Italia, anche perché fino a quell’epoca i tentativi di colpi di Stato, le organizzazioni effettive di destra, delle destre avevano grandi spazi, pensate soltanto a parte i vari tentativi degli anni 70 e il golpe borghese, piuttosto che il piano solo di De Lorenzo, la Rosa Dei Venti, tutte le organizzazioni della destra eversiva che coinvolgevano anche stati elevati delle forze armate, i comandi dei servizi segreti, i comandi generali dell’Esercito. Nell’Esercito c’era anche gente democratica, però non aveva voce. Con il Movimento Dei Soldati ha cominciato a avere voce.
Redazione Vanloon: “Il ciclo di profondi cambiamenti del Governo Allende fu una sfida che un sistema impotente e in crisi non riuscì a sopportare. La violenta boccata d’ossigeno della libertà risultò fulminante e la guardia pretoriana fu chiamata per ripristinare l’ordine, il piano di pulizia e un piano di sterminio”. Edoardo Galeano, le vene aperte dell’America Latina.
Redazione Vanloon: Cile 50, viaggio attraverso il golpe, è uno speciale realizzato dalla redazione di Vanloon in onda sulla città Fujiko per il 50° anniversario del colpo di Stato in Cile dell’11 settembre 1973.