Alessio Spaziano, il camionista di 25 anni che venerdì scorso ha investito e ucciso Adil Belakhdim, sindacalista dei Si Cobas, presso lo stabilimento Lidl nel novarese, va ai domiciliari. Lo ha disposto il giudice al termine dell’udienza di convalida dell’arresto che si è tenuta ieri.
Nel corso dell’interrogatorio, il camionista ha dichiarato di aver agito per paura di un linciaggio e ha sostenuto di non essersi accorto di aver investito qualcuno. Una ricostruzione contestata dai Si Cobas, che protestano per la decisione dei domiciliari.

I Si Cobas temono di non avere giustizia per la morte di Adil

«Le questioni sono due – sintetizza ai nostri microfoni Simone Carpeggiani, coordinatore dei Si Cobas di Bologna – Da un lato ci sono le pressioni che gli autisti subiscono sia dalla committenza, sia dai loro padroni. Ciò non fa di tutti gli autisti dei delinquenti, anzi. Però in questa vicenda l’autista ha chiaramente voluto tirare sotto i lavoratori».
Carpeggiani ricostruisce la dinamica di quei momenti: «L’autista schiaccia il pedale nonostante abbia delle persone davanti e, quando le persone rimangono incastrate nel camion, lui continua il percorso per 40 metri, uccidendo il povero Adil. Dopodiché fugge in autostrada e chiama un poliziotto per farsi consigliare e farsi dare una mano».

In un post su Facebook, i Si Cobas di Bologna offrono una lettura più politica delle ultime notizie. «Già il fatto che l’accusa fosse stata derubricata da omicidio volontario a omicidio stradale, portava nella direzione di una minimizzazione del fatto – scrive il sindacato – Ora non è da escludere che tra qualche settimana Spaziano sarà messo in libertà, libero di ammazzare altri operai e soprattutto legittimato come esempio da seguire per altri crumiri esaltati, i quali saranno spinti dai padroni a fare altrettanto e a sentirsi autorizzati a schiacciare i lavoratori in sciopero coi loro camion».

In altre parole, il sindacato teme che, viste le gravi irregolarità che esistono nel mondo della logistica, la politica tenti di insabbiare e minimizzare quanto accaduto, portando così a non avere giustizia per la morte di Adil.
«Per noi la parola giustizia assumerà un reale significato solo quando la mobilitazione di classe riuscirà a liberare i lavoratori da quella moderna schiavitù salariata contro la quale Adil ha lottato e ha sacrificato la vita», concludono i Si Cobas.

I continui attacchi nei confronti dei Si Cobas

La vicenda del novarese non è la prima che vede coinvolti i Si Cobas, spesso vittime di aggressioni. Pochi giorni prima dei fatti che hanno portato alla morte di Adil, il sindacato aveva registrato un ferito grave a Tavazzano con Villavesco (Lodi) e altri otto lavoratori colpiti. Ad agire, in quella circostanza, furono vigilantes assoldati dall’azienda.
La stessa dinamica di Novara, in realtà, si era manifestata nel 2016, quando era morto investito Abd El Salaam nel 2016 fuori ai cancelli Gls di Piacenza. In quel caso il presidio era stato organizzato da Usb.

Gli attacchi ai Si Cobas, però, sono arrivati anche da parte dello Stato. Oltre alle cariche ai lavoratori in sciopero, nel 2016 il leader nazionale del sindacato conflittuale, Aldo Milani, fu accusato di estorsione in un’inchiesta che era apparsa fin da subito una montatura. Non a caso nel 2019 Milani fu assolto per non aver commesso il fatto.
«Siamo un sindacato scomodo – osserva Carpeggiani – La presenza dei Si Cobas in Italia diventa un problema che non fa gestire la logistica come vorrebbero politica, sindacati confederali e padroni, perché i diritti e la sicurezza dei lavoratori portano un aumento dei costi».

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