«La questione è strutturale, ed è imminente: le persone non possono aspettare dieci anni che vengano completati i progetti, hanno bisogno di soluzioni abitative adesso». Così Michele Cirinesi, sindacalista dell’Unione Inquilini Bologna, commenta il piano abitativo del Comune. Proprio in risposta al Piano dell’Abitare e sull’onda delle tendopoli di protesta studentesche, l’Unione Inquilini ha indetto oggi un presidio aperto in Piazza Nettuno. Il presidio, previsto per le 16:30, si svolgerà in coincidenza con il secondo appuntamento per l’Assemblea per la casa promossa dal Comune, alla quale la stessa Unione parteciperà: «Presenteremo le nostre proposte all’assemblea, e al presidio chiederemo di istituire un osservatorio popolare per la casa» che monitori la situazione del mercato immobiliare cittadino.

Casa, servono risposte più urgenti del piano comunale

Il Piano dell’Abitare comunale prevede 10.000 nuovi alloggi entro il 2030 per far fronte ai bisogni abitativi. 200 milioni di euro saranno destinati alla realizzazione nei prossimi anni di circa 3000 alloggi dedicati a quelle definite le “fasce più marginali, agli studenti e a chi cerca un affitto a un canone agevolato”. Sono in programma, poi, altri 2000 alloggi realizzati insieme a Regione, Ateneo e privati grazie alla legge regionale sull’attrattività dei talenti. Cirinesi ritiene buona la proposta del Comune di rivolgersi anche a realtà come quella del co-housing e di sollecitare il senso di comunità tra i cittadini, ma valuta le soluzioni insufficienti e vaghe rispetto ai tempi e ai finanziamenti del progetto, oltre che ricercate in gran parte sul mercato e sui privati: «Noi chiediamo invece, da anni, che vengano riutilizzati gli immobili pubblici sfitti per l’edilizia residenziale pubblica».

Altra questione cara all’Unione Inquilini è, naturalmente, il costo degli affitti. Dopo la diffusione dei dati per i bandi per il sostegno all’affitto, il Comune ha dichiarato ammissibili solo 8952 delle 11094 domande ricevute, escludendo di fatto quasi 3000 famiglie dalla possibilità di ricevere un aiuto. Tra le proposte del sindacato per far fronte a questa situazione, l’equo canone: «Non è possibile che un affitto venga a costare quasi il 45% del proprio stipendio o il 50% di un nucleo familiare – commenta Cirinesi – Il governo Meloni, poi, ha tagliato il fondo per la morosità incolpevole, che dava un certo tipo di sollievo. Questo va a peggiorare le condizioni degli abitanti, perché non si possono trovare nemmeno lo sgravamento che dava quel fondo».

In più, aggiunge il sindacalista, i bassi salari continuano ad avanzare: «Molte persone – tra cui molti giovani – non riescono a pensare di potersi fare la famiglia perché non hanno una casa, e molti immigrati non riescono nemmeno ad avere il permesso di soggiorno». Una risposta dalla politica, conclude Cirinesi, deve arrivare immediatamente, perché «la questione sta per esplodere».

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Chiara Scipiotti