Alla fine si torna a votare. Con sei mesi di anticipo rispetto al previsto, il 25 settembre gli italiani si recheranno alle urne. Seppure le certezze sugli esiti siano poche a quasi otto settimane dall’apertura dei seggi, i sondaggi attribuiscono un risultato mai così basso alle liste della sinistra-sinistra. Una condizione che lascia nello scoraggiamento molti elettori di quest’area politica orfani di una casa politica.

A tentare di rispondere a questa domanda di rappresentanza sarà, tra gli altri, l’Unione Popolare, l’alleanza elettorale a cui da mesi lavorano Rifondazione Comunista, Potere al Popolo e DemA. Il nome si rifà alla felice esperienza di Nupes, la Nouvelle Unione Populaire del tribuno francese Mélenchon. Abbiamo parlato con Maurizio Acerbo, segretario di Rifondazione Comunista, per fare un punto della situazione.

Voto: la sinistra si prepara al post-Draghi

«Le elezioni anticipate ci hanno sicuramente presi in contropiede – basti pensare che noi, a differenza dei partiti di regime draghiano, dovremo raccogliere le firme per la presentazione della lista. Ma insomma, siamo abbastanza combattivi e militanti da non farci spaventare» parte subito lancia in resta il segretario dello storico partito comunista. «La nostra proposta non mira solo ad unificare tre sigle – speriamo peraltro che altre se ne aggiungano – ma a creare un movimento, unire tutte quelle aree, quelle persone che in questo governo non si riconoscono. C’è una maggioranza pacifista, ci sono i movimenti per la giustizia ambientale e sociale, c’è l’area larga della sinistra, ci sono le tante esperienze di resistenza in giro per l’Italia. C’è tanto da riunire, insomma».

Il tema della pace torna più volte nell’intervista. «Vogliamo partire dal no alle armi e alla guerra. Non possiamo rassegnarci all’alternanza finta tra il partito draghiano di sinistra e la coalizione draghiana di destra». Parliamo di politica politicante: è possibile immaginare un’alleanza con un Movimento 5 Stelle a guida Conte che esce dal campo largo e cerca di spostarsi a sinistra? «Se ne può sicuramente discutere. Io personalmente non ho preclusioni e sarei anzi molto contento di una vera svolta nei 5 Stelle, che li porti a mettere in discussione le porcherie che hanno fatto in questi anni. Ma non ho l’impressione questo scenario sia nei loro piani. Prima di tutto il Movimento dovrebbe fare pace con sé stesso, mettere ordine nelle proprie idee. Certo è che il partito di Conte aveva raccolto i voti di molti delusi, moto voto popolare, tutte persone che ora rischiano di astenersi».

Arriviamo al programma. «Innanzitutto salario minimo a 10 euro, un milione di assunzioni nel pubblico per colmare il gap tra Italia ed Europa, no alle armi, stop al fossile, blocco agli aumenti delle bollette e reintroduzione della scala mobile. Sono punti minimi ma indispensabili per un governo di Unione Popolare».

ASCOLTA L’INTERVISTA A MAURIZIO ACERBO:

Lorenzo Tecleme