Nel pomeriggio di oggi, lunedì 16 giugno, sono attesi temporali che dovrebbero far scendere un poco le temperature roventi dell’ultima settimana, anche se quando piove ormai si teme che possano esserci fenomeni violenti.
È impietosa la crisi climatica che colpisce Bologna e l’Emilia-Romagna (e non solo) e ogni anno fornisce una novità negativa con cui occorre misurarsi. Le onde di calore sono un fenomeno già ricorrente, ma mai come in questo 2025 si sono presentate agli inizi di giugno, con picchi di 38 gradi e un caldo che persiste per un’intera settimana.
Rifugi contro le onde di calore? Per fronteggiare la crisi climatica serve riforestazione
È uno scenario da popolazione chiusa in casa davanti a climatizzatori, per chi ne ha la possibilità, o ventilatori quello che abbiamo vissuto in questi ultimi giorni a causa della prima e precoce onda di calore che ha colpito il nostro territorio.
Una situazione che ha indotto anche il Comune di Bologna a mappare i cosiddetti “rifugi climatici”, 15 luoghi della città accessibili gratuitamente dove trovare ristoro dal caldo insopportabile. Si tratta di biblioteche, case di quartiere, musei, parchi e giardini pubblici dove le temperature dovrebbero essere un po’ più basse rispetto alla media cittadina, sulla scia di quanto fatto da altre città europee.
«Possono essere una soluzione d’emergenza, non a caso si chiamano “rifugi” – commenta ai nostri microfoni Marco Palma di Bologna for Climate Justice – Dopodiché, di fronte al futuro che abbiamo davanti e che molti studi ci hanno descritto, cioè estati di anno in anno più calde, con ondate di calore più lunghe e persistenti e temperature più alte, 15 rifugi climatici, soprattutto concentrati nel centro cittadino, ci sembrano un po’ poco rispetto alla sfida».
L’associazione ecologista definisce “un palliativo” la soluzione dei rifugi climatici e sottolinea come la vita sociale delle persone, specie quelle che devono spostarsi in bicicletta o a piedi, venga già sensibilmente modificata dal caldo estremo. «Noi stessi abbiamo dovuto annullare un trekking urbano previsto sabato scorso», sottolinea Palma.
Per Bologna for Climate Justice il tema non è semplicemente quello di avere luoghi della città dove trovare un po’ più di ristoro, ma di fronteggiare la crisi climatica rendendo l’intera città più vivibile. «L’alternativa è decidere che chi può permetterselo passerà l’estate in mare o in montagna e chi non può permetterselo chiuso in un cosiddetto rifugio climatico», constata l’attivista.
Anche perché ci sono persone che per studio, per lavoro o per motivi di salute sono costrette a spostarsi e non possono trascorre le giornate in una biblioteca o un parco pubblico.
Bologna for Climate Justice cita studi e analisi che evidenziano la differenza enorme di temperatura, pari anche a 4 o 5 gradi, tra aree urbane con grande presenza di asfalto e cemento e invece aree verdi, dove sono presenti alberature, prati e aiuole.
Per questo l’associazione cita alcuni casi mondiali, tra i quali quello della città colombiana di Medellin, che hanno predisposto progetti di riforestazione urbana e la realizzazione di corridoi verdi che hanno proprio lo scopo di rendere le città più vivibili durante l’estate e di attrezzarsi contro le onde di calore.
Bologna non sembra andare in questa direzione. I progetti urbanistici che insistono sulla città, tra cui quello alla zona Bertalia Lazzaretto e quello sull’ex caserma Sani, prevedono l’abbattimento di centinaia di alberi per fare spazio a nuovi edifici.
«Questa città ha vuoti urbanisti immensi da recuperare senza cementificare altro suolo – osserva Palma – Il tema è proprio invertire il modo di immaginare la città del futuro e pensare che dove oggi c’è il grigio ci debba essere il verde e non viceversa. Noi abbiamo affermato che la transizione dall’alto ha fallito perché da Bologna all’Europa non c’è alcuna istituzione che abbia saputo essere all’altezza».
ASCOLTA L’INTERVISTA A MARCO PALMA: