Era prevista da tempo e ha una caratura nazionale. Ma la mobilitazione di questo pomeriggio contro il dl 1660, il nuovo Decreto Sicurezza del governo Meloni, a Bologna desta un’attenzione ulteriore a causa delle tensioni registrate al Parco Don Bosco. Qui ormai da mesi è in corso una vertenza contro l’abbattimento di alberi, sia per la realizzazione di un nuovo edificio scolastico, sia per il progetto della linea rossa del tram, che prevede una pista ciclabile per la cui realizzazione viene rimosso il terrapieno su viale Aldo Moro con piante e alberi annessi.
L’appuntamento della mobilitazione odierna a Bologna è per le 18.00 davanti alla Prefettura e, dopo le cariche e la repressione delle forze dell’ordine la settimana scorsa e l’allarme per l’incolumità degli assessori della giunta Lepore lanciato dallo stesso sindaco, il clima appare tutt’altro che disteso.

La mobilitazione contro il nuovo Decreto Sicurezza e l’inasprimento delle pene per chi lotta

La mobilitazione contro il Decreto Sicurezza si intitola “Fermiamoli ora”. Nel giorno il cui il dl 1660 entra nell’aula di Montecitorio, in diverse città italiane si terranno presìdi e manifestazioni contro l’ennesimo inasprimento delle pene e l’ennesima repressione ai danni delle lotte sociali.
Sul fronte carcerario, il decreto prevede l’introduzione del reato di “rivolta” per i detenuti che organizzano e partecipano a proteste all’interno degli istituti di pena. Per le associazioni che si occupano di diritti dei detenuti si tratta di un accanimento contro chi utilizza i pochissimi mezzi che ha per denunciare le condizioni invivibili e disumane nelle prigioni italiane.

Anche chi è fuori dal carcere non se la passerà bene. Il decreto, che porta la firma dei ministri Piantedosi, Nordio e Crosetto, prevede infatti un inasprimento delle pene per tutte le forme di lotta sociale e ambientale in Italia.
«Fra i vari reati che vengono introdotti – spiega ai nostri microfoni Riccardo Rinaldi di Potere al Popolo Bologna – c’è l’invenzione molto preoccupante e pericolosa del terrorismo di parola. Un reato che va a colpire chiunque venga trovato anche solo con un volantino che dice come opporsi a un’opera».

Di fatto, vengono inasprite le pene per chi si oppone a grandi opere ritenute strategiche. «È una misura pensata per impedire le proteste contro la realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina – osserva Rinaldi – ma è chiaro che può essere applicata anche ad altri contesti, come il Tav in Valsusa o il Passante di Bologna».
Anche il tema della lotta per la casa conoscerà un’ulteriore repressione qualora il decreto diventi legge. «Vengono inasprite le pene per la lotta per la casa – continua l’esponente di PaP – sia per gli occupanti che per i solidali». Così come il reato di “delitto contro l’incolumità pubblica” sembra pensato per gli attivisti di Ultima Generazione.

Il Comitato Besta e la tensione a Bologna

A Bologna, oltre a Potere al Popolo, sono diverse le realtà che parteciperanno alla mobilitazione. Tra queste il Comitato Besta, sotto i riflettori in questi giorni per la battaglia nel Parco Don Bosco.
«Noi denunciamo da mesi questo asse tra il sindaco Matteo Lepore e il ministro Piantedosi – commenta Rinaldi – Il sindaco ha detto chiaramente che non vuole più occuparsi dal punto di vista politico né delle scuole Besta, né delle altre lotte ambientaliste che si stanno sviluppando in città. Per cui delega tranquillamente al ministro Piantedosi e ai suoi manganelli».

Oltre alle cariche a freddo e agli attivisti tirati per i piedi giù dagli alberi la settimana scorsa, l’esponente di PaP sottolinea come si siano viste spuntare le pistole nel Parco Don Bosco. Il riferimento è a un’immagine diffusa dal Comitato Besta in cui un agente in borghese che operava durante le operazioni di sgombero nel parco teneva una pistola infilata nei pantaloni.
«Qualcuno sta cercando di alzare la tensione sul tema delle lotte ambientali – osserva Rinaldi – Noi continuiamo a essere a fianco del Comitato Besta e di tutti i comitati che si stanno opponendo alla devastazione ambientale. Queste provocazioni non ci spaventano».

Pistola
L’agente armato al Parco Don Bosco.

Quanto alle minacce ricevute dall’assessore Borsari e alla protezione per gli esponenti della giunta chiesta dal sindaco Lepore? «L’abbiamo visto anche in passato, quando non ci sono più argomenti per ribattere a una causa giusta, si tirano fuori forme diverse di provocazioni – commenta Rinaldi – Più volte il comitato è stato attaccato dal sindaco, prima dicendo che era comandato dalla destra, poi dalla sinistra, adesso rispunta la pista anarchica, sempre utile all’occorrenza. Le scritte sono delle scritte, chi porta le pistole nel parco sono le forze dell’ordine a cui hanno dato carta bianca».

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