Mentre il sindaco Matteo Lepore parla della capacità della polizia di «gestire i manifestanti nel miglior modo possibile» le scene di violenza dal Parco Don Bosco lo contraddicono praticamente in contemporanea. I manifestanti vengono tirati giù dagli alberi a forza, in barba a tutte le più basilari norme di tutela. La ditta “Arcadia Impianti Srl” procede al taglio degli alberi incurante degli attivisti che vi erano sopra. Abbiamo chiesto allo scrittore Wu Ming 1 di commentare i fatti di stamattina.

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Wu Ming 1 commenta le scene di violenza della polizia al Parco Don Bosco

Sono immagini forti quelle che abbiamo visto…

«È un miracolo che non sia rimasto paralizzato o addirittura ucciso qualcuno, sono state tagliate le corde delle imbracature degli attivisti che erano sugli alberi e poi dai cestelli delle gru si sono visti poliziotti e operai tirare le persone che stavano sui rami. Abbiamo visto agenti della polizia tutti bardati arrampicarsi dietro gli attivisti. L’ultima volta che ho visto una scena del genere è stato quando Luca Abbà, l’attivista No Tav in Val di Susa cadde da un traliccio dell’alta tensione e rimase in coma per giorni ed è un miracolo che sia ancora vivo. Mi è venuto freddo alla schiena a vedere quella scena. Tutto questo con lavori eseguiti senza un cantiere, senza avvisi e nella più totale irregolarità tant’è che i Cobas del lavoro privato hanno scritto e mandato via Pec i video all’ispettorato del lavoro, ci saranno anche denunce e si apriranno vie legali. Da quello che ho capito sono stati tagliati anche alberi che l’agronoma del Comune aveva detto di non tagliare. In un mondo non capovolto un’amministrazione che manda a fare cose del genere paga un prezzo politico non indifferente, non è detto che questa lo paghi, perlomeno non nel medio-breve termine, perché siamo in pieno allarme destra e quindi chi sta dall’altra parte ha automaticamente un salvacondotto per fare qualunque cosa».

Interpellato dai giornalisti il sindaco Lepore ha affermato che la polizia stava garantendo lo svolgimento del cantiere che deve andare avanti

«Certo, è la retorica “dell’ormai”, “ormai” i lavori sono appaltati, “ormai” il progetto è esecutivo. Ormai è quello che abbiamo visto più volte con le grandi opere pubbliche, prima si fa un finto percorso partecipato di cui nessuno sa nulla, dopodiché si dice “ne parliamo già da anni, perché ti svegli ora? Ormai è già fatto”. Una retorica strumentale. Qui a monte però c’è tutta la questione del greenwashing e delle politiche di questa giunta perché viviamo in una città di contraddizioni, di ossimori: abbiamo il tram ecocida, che è una cosa che nessuno si sarebbe potuto immaginare prima di vedere i progetti della rete tramviaria bolognese. È un tram che incentiva il consumo di suolo, abbatte migliaia di alberi perché quelli censiti sono settecento, ma non si conta il verde spontaneo. In più è funzionale a nuove urbanizzazioni, a nuovo consumo di suolo. Questo spiega il motivo per cui non è stato progettato come alternativo alle auto, ma come adiacente alle auto e quindi per trovare spazio dove farlo passare buttano giù gli alberi perché non devi turbare il traffico delle auto. È tutto in aggiunta, non in alternativa, quindi anche un progetto come il tram, che sarebbe in teoria positivo, in realtà diventa distopico. Abbiamo le piste ciclabili realizzate disboscando e gli alberi in vaso, mentre quelli con le radici nella terra vengono buttati giù».

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