A maggio scorso la singolare forma di protesta era scoppiata un po’ in tutta Italia. Il governo Meloni non aveva potuto ignorarla e la ministra Anna Maria Bernini aveva anche incontrato studentesse e studenti per promettere loro un intervento in materia.
Alla ripresa dell’anno accademico, però, il problema del caro affitti per chi deve frequentare gli atenei italiani è tutt’altro che risolto ed è per questo che studentesse e studenti sono tornati ad accamparsi con le tende davanti alle università.
«Ieri ha cominciato Roma, oggi Bologna e seguiranno altre città», spiega ai nostri microfoni Alice di Cambiare Rotta, la realtà che sta organizzando la protesta.

Le tende degli studenti tornano in piazza contro il caro affitti

Trovare casa a Bologna, così come in altre città italiane, per gli universitari è diventato una vera e propria impresa. Pochi gli alloggi disponibili sul mercato, anche a causa degli affitti turistici o dello sfitto, e con prezzi diventati ormai insostenibili. «Non tutti possono permettersi 500 euro per una doppia o di più per un singola», sottolinea la studentessa.
Le promesse fatte dalle istituzioni prevedevano la realizzazione di nuovi studentati con i fondi del Pnrr, ma ciò che denuncia Cambiare Rotta è che quelle risorse stanno defluendo verso i privati, con il rischio che vengano realizzati studentati di lusso comunque inaccessibili a molte persone.

Di qui la scelta di rispolverare le tende, che a Bologna sono tornate ad aprirsi vicino al Rettorato, in piazza Scaravilli. Lì rimarranno almeno fino al 28 settembre, quando si terrà un’assemblea pubblica proprio incentrata sul caro affitti, il diritto alla casa e il diritto allo studio.
La speculazione del mercato immobiliare è nel mirino di Cambiare Rotta, che sottolinea come gli investimenti pubblici debbano finanziare strutture pubbliche. La realtà studentesca, però, presenta una piattaforma di rivendicazioni che prende in esame diversi aspetti delle politiche abitative italiane.

Da un lato, si chiede l’abolizione della legge 431 del 1998 che ha dato il via alla liberalizzazione del mercato degli affitti e che ha tolto l’equo canone introducendo il canone concordato, «oggi assolutamente inadeguato e parte del problema del caroaffitti – sottolineano gli attivisti – Per questo chiediamo la reintroduzione dell’equo canone con delle specifiche per la condizione studentesca».
Poi si chiede di chiudere l’accesso dei privati alla legge 338/2000 in modo da garantire la costruzione di studentati ed edilizia universitaria pubblica.
Cambiare Rotta chiede anche un tavolo di confronto permanente con le istituzioni, ma anche l’introduzione di un reddito studentesco per gli studenti delle fasce popolari, «che rompa la catena di esclusione dal percorso universitario e che sia pagato dalle aziende che oggi stanno speculando, traendone beneficio economico, sul sistema universitario e sulla ricerca».

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