Mentre la quarta ondata di Covid si fa più insistente, con aumento dei contagi, ma anche di ospedalizzazioni e saturazione delle terapie intensive, e la diffusione della variante Omicron, l’Europa non sembra avere una strategia unica ed efficace per affrontare il problema.
A quasi due anni dall’inizio della pandemia e nonostante il problema sia comune a tutto il mondo, gli Stati si muovono ancora in ordine sparso, sempre rincorrendo il virus e soprattutto non avendo imparato alcuna lezione.

Brevetti, l’Europa non ha imparato la lezione

È stata proprio la variante Omicron a sconvolgere il calendario dei lavori dell’Interministeriale del Wto, che a Ginevra martedì scorso avrebbe dovuto affrontare l’annoso nodo della sospensione dei brevetti sui vaccini. Un’ironia della sorte, dal momento che proprio chi sosteneva la necessità di liberalizzare i brevetti metteva in guardia dal pericolo dell’insorgenza di nuove varianti qualora non si fosse velocizzato l’accesso alla vaccinazione ai Paesi poveri, da cui proviene la variante Omicron.

«Io mi sarei aspettata che di fronte ad un’emergenza come quella della variante Omicron si cercasse di risolvere la situazione al più presto, anche con una riunione virtuale – osserva ai nostri microfoni Francesca De Benedetti, giornalista de Il Domani – Invece, mentre l’Oms si è riunita ed ha anche deciso di aprire una convenzione su un trattato pandemico, il Wto è stato rinviato probabilmente a marzo, con il sud globale in rivolta. Lo stesso presidente degli Usa Joe Biden la settimana scorsa aveva detto che la notizia di Omicron rende sempre più palese la necessità di una deroga sui brevetti».

Al contrario, l’Ue per molti mesi ha provato a dilazionare il dibattito e impaludarlo, fino ad elaborare una propria proposta che sostanzialmente prevede che ciascun Paese scelga o meno di accedere alle “licenze obbligatorie”, esponendolo a scontro legale con Big Pharma.
«Secondo uno studio di scenario autorevole, prodotto da Public Citizen e Imperial College – osserva De Benedetti – sostiene che con la deroga sui brevetti in un anno si sarebbero potuti produrre 8 miliardi di dosi».

La posizione europea, invece, ottiene l’effetto di sacrificare la vita dei cittadini e l’economia stessa pur di non intaccare il profitto di Big Pharma.
«In queste ore alla Bbc il ceo di Pfizer ha sostenuto che la pandemia diventerà endemica, quindi ogni anno dovremo farci il vaccino – racconta la giornalista – I ceo di queste grandi case farmaceutiche hanno già detto che, finita l’emergenza, alzeranno i prezzi. E lo stanno già iniziando a fare perché negli ultimi accordi con l’Ue il prezzo è già salito del 25%».

Pandemia, sull’obbligo vaccinale e i lockdown selettivi ancora nessuna linea comune

Se l’Europa sembra sicura della propria linea controproducente sui brevetti, molta più incertezza c’è sui temi dell’obbligo vaccinale e dei lockdown selettivi per i non vaccinati.
Sull’obbligo vaccinale in settimana è arrivata la proposta della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, per aprire un dibattito sulla necessità di rendere obbligatorio il vaccino a livello europeo. Non una decisione, dunque, ma una discussione per imporre e non più suggerire, come sostenevano le linee guida europee fino ad ora, la vaccinazione. «È chiaro che la decisione spetta ai singoli Stati», ha precisato Von der Leyen.

Fino ad ora il dibattito si è svolto internamente agli Stati. L’Italia fino ad un mese fa escludeva l’ipotesi di introdurre l’obbligo, contando che la percentuale di vaccinati superiore ad altri Paesi europei e l’avvio delle terze dosi mettessero al riparo dalla saturazione delle terapie intensive e dei reparti ospedalieri. Il vero problema, però, era ed è politico: la Lega, a differenza di Forza Italia, del Pd e di Italia Viva, non ha mai visto di buon occhio l’imposizione e difficilmente si farebbe andare giù la misura senza protestare.
I dati che riguardano la saturazione ospedaliera, però, sono in aumento e, oltre al Friuli Venezia Giulia che è già tornato in zona gialla, altre regioni entro Natale rischiano nuove restrizioni.

«Le indiscrezioni che arrivano da chi segue la bolla di Bruxelles – sottolinea De Benedetti – dicono che il rappresentante permanente italiano sostiene la necessità di una discussione, ma in relazione alla situazione di ogni Paese». Dunque potrebbe non esserci un obbligo a livello europeo, ma tentativi di incoraggiare la vaccinazione anche attraverso un obbligo in quei Paesi dove la campagna vaccinale ha numeri bassi.
Lo stesso potrebbe valere per il tema del lockdown per non vaccinati, su cui ieri è intervenuta ieri Angela Merkel.

In definitiva, l’Europa sembra ancora non avere una strategia unica nel fronteggiare la pandemia. «Le strategie uniformi sono cose rare – osserva la giornalista – Paradossalmente si ottengono in situazioni come quella di bloccare la deroga sui brevetti, mentre quando si tratta di armonizzare diventa tutto più complesso, tanto è vero che il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, aveva provato a convocare un vertice straordinario in vista di Omicron, ma non è riuscito a fissarlo, mentre Ursula von der Leyen è riuscita subito a riunirsi con i capi delle aziende farmaceutiche».

ASCOLTA L’INTERVISTA A FRANCESCA DE BENEDETTI: