Il prossimo 30 novembre a Ginevra inizierà l’Interministeriale del Wto, l’Organizzazione Mondiale del Commercio, che sarà chiamata a dire una parola definitiva sulla questione dei brevetti sui vaccini. È passato un anno da quando India e Sudafrica hanno chiesto una moratoria dei brevetti per consentire a tutto il mondo l’accesso alla vaccinazione contro il Covid, ma il maggior ostacolo è rappresentato dall’Unione Europea che, insieme a Gran Bretagna e Svizzera, rimane contraria alla liberalizzazione, anche se ciò comporta un suo maggior esborso.

L’attesa per il vertice Wto di Ginevra è accompagnato dalla mobilitazione di quante e quanti si battono per la sospensione dei brevetti, in particolare la campagna “No profit on pandemic“, che sta dando vita a diverse iniziative. Tra queste, una campagna social di 10mila candele, tante quante le persone che perdono la vita ogni giorno a causa del Covid da quando India e Sudafrica hanno avanzato la richiesta di moratoria.
La campagna annoverà anche personalità, come don Luigi Ciotti, Moni Ovadia e Silvio Garattini, ma sul tema hanno lanciato appelli anche Papa Francesco, oltre cento Premi Nobel ed ex capi di Stato e centinaia di ong di tutto il mondo.

Brevetti sui vaccini, un anno fa la richiesta di moratoria: l’ostacolo è l’Ue

Ai nostri microfoni è Vittorio Agnoletto, medico, attivista e tra i promotori dell’istanza “No profit on pandemic” a ricostruire la vicenda attorno ai brevetti. In particolare, esattamente un anno fa, nel novembre 2020, si sarebbe dovuta discutere una loro sospensione in sede Wto. «È un anno fa che India e Sudafrica avevano presentato la proposta di una moratoria temporanea di tre anni sui brevetti relativamente ai vaccini, ai kit diagnostici e la richiesta di socializzazione del know how». In particolare i due Paesi avevano chiesto un “fast track”, cioè di discutere immediatamente la proposta nell’Interministeriale del Wto di un anno fa.
La richiesta, però, incontrò l’opposizione fortissima di Ue, Usa, Uk, Australia, Giappone, Svizzera, Brasile e Singapore che impedì il percorso, perché all’interno del Wto le istanze devono ottenere l’unanimità.

Un anno dopo, però, le cose sono cambiate. Gli Stati Uniti, l’Australia e il Giappone hanno modificato la loro posizione e anche Russia e Cina hanno dato il via libera alla moratoria sui vaccini. L’ostacolo oggi è rappresentato ancora da Gran Bretagna, Svizzera e Ue. Per quest’ultima pesa la posizione contraria espressa dalla Commissione europea, ma con il sostegno dei governi di Germania, Italia e Francia.
Secondo il rapporto di People’s Vaccine Alliance, gli Stati hanno pagato i vaccini fino a 14 volte il costo di produzione e speso molti miliardi pubblici in più rispetto al dovuto (l’Italia 4,1 miliardi in più) per via delle politiche sui prezzi praticate dalle multinazionali del farmaco, forti del sostanziale monopolio conferito loro dai brevetti.

«È evidente che la posizione dei Paesi europei è una posizione contradditoria e che arreca danno ai propri cittadini – osserva Agnoletto – Ma non penso di dire nulla di nuovo spiegando che sono in campo interessi economici, commerciali e finanziari enormi e che la Commissione europea e i nostri governi sono totalmente appiattiti sulla posizione e sugli interessi di Big Pharma».
Nel momento in cui in tutta Europa, Italia compresa, si adottano nuove misure restrittive per fronteggiare la quarta ondata della pandemia, nulla sembra scalfire la scelta politica di mantenere i brevetti e favorire i profitti delle multinazionali private del farmaco.

I vaccini per tutto il mondo servono a fermare le varianti

«La nostra campagna è basata sul concetto di giustizia ed uguaglianza, su principi etici e morali perché tutti hanno diritto a potersi curare – afferma Agnoletto – ma anche chi non fosse d’accordo dovrebbe firmare la nostra petizione e partecipare alla nostra campagna in nome di quello che Silvio Garattini ha definito un “sano egoismo”».
Il punto rimane il contrasto globale a quella che a tutti gli effetti è una pandemia globale. Se il virus continuerà a circolare e replicarsi in alcune zone del mondo, infatti, si svilupperanno varianti maggiormente aggressive che, attraverso i meccanismi della globalizzazione, arriveranno in tutto il mondo. «Nessuno oggi è in grado di dire se coi vaccini di cui allora disporremo saremo in grado di contrastare queste nuove varianti», sottolinea Agnoletto.

Secondo gli ultimi dati disponibili, infatti, appena il 54% della popolazione mondiale ha ricevuto almeno una dose di vaccino. Ciò significa che il 46% non vi ha ancora avuto accesso, con situazioni drammatiche registrate nel continente africano, dove in alcuni Paesi appena il 3% della popolazione risulta vaccinata.
La discussione al vertice Wto di Ginevra sui brevetti dei vaccini, dunque, assume una grande importanza, perché riguarda un approccio più vasto rispetto a quello che ciascun Paese può mettere in piedi, in quello che sembra un eterno gioco dell’oca, per contrastare la pandemia.

ASCOLTA L’INTERVISTA A VITTORIO AGNOLETTO: