Il diciassettesimo volume della serie approfondisce il periodo delle registrazioni del disco Time Out of Mind, in particolare gli anni 1996 e 1997.

Bob Dylan ci porta dentro le registrazioni del suo Time Out of Mind

È dal 1991 che il cantautore Premio Nobel celebra i momenti più significativi della sua carriera pubblicando cofanetti che ogni volta fanno ingolosire i fan, pieni di materiale d’archivio che offre la possibilità di seguire le fasi di scrittura e sviluppo dei brani che hanno formato gli album che il pubblico è ormai abituato a conoscere. Il sottotitolo Bootleg Series dice tutto: non interessa la pulizia e la perfezione delle esecuzioni ma l’evoluzione del processo compositivo.

Il nuovo box si compone di cinque CD che si concentrano sul lavoro originariamente pubblicato nel 1997, Time Out of Mind, accolto benissimo dalla critica, che lo salutò come un grande ritorno dopo la fase discendente degli anni Ottanta, e premiato con ben tre Grammy Awards durante la cerimonia del 1998, tra cui quello di “album dell’anno”. Per ammissione dello stesso Dylan, che non pubblicava materiale inedito da sette anni, il periodo successivo al 1990 fu caratterizzato da un’acuta crisi creativa e da una seria difficoltà nella composizione delle nuove tracce. Fu solo nel 1996 che iniziò ad arrivare l’ispirazione per il nuovo disco, con i testi che vennero concepiti principalmente durante le ore notturne.

Grazie al lavoro di Daniel Lanois, qui alla sua seconda collaborazione col cantautore di Duluth dopo Oh Mercy del 1989, il disco possiede un’atmosfera particolare e “scura”, ottenuta anche grazie all’innovativo posizionamento dei microfoni in fase di registrazione e alle soluzioni creative adottate nel successivo mixaggio. Il produttore fu presentato a Dylan da Bono degli U2, con i quali il canadese collaborava già dai tempi di The Unforgettable Fire (1984). Lanois è anche l’autore della foto di copertina dell’album, uno scatto sfocato di Bob in studio.

Pur riconoscendo il grande lavoro del produttore, Dylan non fu mai completamente soddisfatto del sound del disco, ritenendolo un po’ troppo artificiale rispetto ai dischi degli anni ’50 che gli erano stati d’ispirazione (e che erano stati fatti ascoltare anche a Lanois come riferimento) per la profondità naturale del suono, ottenuta senza trucchi di studio. Nel nuovo cofanetto l’album è stato perciò rimixato da Michael Brauer, che ha cercato di recuperare il tono originale degli strumenti e della voce e l’atmosfera creata dal gruppo che suona insieme nella sala d’incisione.

Ad accompagnare il nuovo mix dell’album originale ci sono due dischi di versioni alternative dei brani, che includono anche le quattro “outtakes” poi non incluse nel prodotto finale, un CD di versioni dal vivo, e uno contenente i pezzi scartati da Time Out of Mind che furono ripescati per la raccolta Tell Tale Signs del 2008. Esiste anche una versione in quattro vinili del box (pubblicata anche su doppio CD) che include solamente il disco remixato e una selezione delle versioni alternative delle canzoni.

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