I Bad Religion sono un gruppo molto particolare: nati nel 1980 in un garage dopo le lezioni alla El Camino Royal High Schoool di Woodland Hills nella San Ferdinando Valley in California come la classica band punk di adolescenti, sono diventati negli anni il gruppo capofila del punk californiano e del cosiddetto hardcore melodico, sono immediatamente riconoscibile per il loro celebre logo, il cross buster. Croce sbarrata da un divieto, ora il gruppo di Los Angeles lo motiva con una critica ai dogmi non tanto al cristianesimo in quanto tale ma all’epoca come spiega uno dei fondatori dei Bad Religion Brett Gurewitz: «quando hai quindici anni ti preme soprattutto di trovare un nome ed un simbolo che facciano incazzare i tuoi genitori. La religione era un bersaglio perfetto».

Il punk “esistenziale” dei Bad Religion

Non è però per le loro qualità musicali, enormi e ineccepibili di un gruppo che ha alle spalle quasi quarant’anni di carriera e che è stato pioniere nell’autoproduzione con l’etichetta Epitaph, che abbiamo deciso di dedicare ai Bad Religion questo appuntamento di Note a piè di pagina. Nella loro poetica, parola che non è affatto casuale, si trova una riflessione molto articolata: il punk è uno strumento per analizzare la realtà, soprattutto quella americana, per raggiungere una riflessione più articolata sul ruolo dell’uomo, nei confronti della storia e verso la stessa esistenza umana sulla terra.
In questo senso centrale è il personaggio di Greg Graffin, voce storica della band ed oggi uno dei due membri della formazione originaria assieme al bassista Jay Bentley: Graffin è un personaggio molto interessante perché oltre alla carriera di musicista ha portato avanti una ricerca accademica come paleontologo e come divulgatore evoluzionista.

«Le teorie evoluzioniste sono state fraintese in buona parte, o sono diventate un alibi per giustificare qualsiasi azione dell’uomo, e questo è profondamente sbagliato. Se leggi la storia delle guerre, ti rendi conto di come ogni conflitto […] sia giustificato sempre e comunque da un fine più alto. Tendenzialmente quello del progresso per il bene dell’uomo. Ma nessuno mai, a livello politico e istituzionale, ha provato a rinunciare a questo approccio, e a pensare alla coesistenza come perno fondamentale di ogni società. Tutto è stato fondato sulla competizione e inevitabilmente la competizione porta ad avere un vincitore e uno sconfitto, il che, tradotto su larga scala, significa un dominatore e un dominato».

Per approfondire vi consigliamo l’ottima intervista, da cui abbiamo tratto il precedente estratto a Greg Graffin di Mario Ruggeri Gregg Graffin: scienza, filosofia e coesistenza da “Rumore” n°329 del giugno 2019 e il libro pubblicato nel 2020 in Italia dalla casa editrice Sabir Do what you want. La storia dei Bad Religion a cura della stessa band e di Jim Ruland.

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