Fa discutere la decione del Comune di Bologna di collocare 110 alberi in vaso nelle piazze turistiche cittadine come strategia contro le isole di calore. Le piante, che hanno dimensioni medio-piccole, pari a 25 centimetri di diametro del tronco, verranno collocate in alcuni punti fragili del centro cittadino dove non è possibile avere verde in altro modo.
L’operazione costerà alle casse di Palazzo D’Accursio 128mila euro e gli alberi in vaso, a settembre, verranno poi piantati nei giardini di nidi e materne comunali.
Alberi in vaso contro le isole di calore: le polemiche a Bologna
Dopo la mappa dei rifugi climatici, l’operazione degli alberi in vaso non è scampata alle critiche di parte della cittadinanza. La contestazione principale riguarda la portata del problema: di fronte alla crisi climatica e alle precoci ondate di calore che già a giugno hanno portato in modo anomalo a raggiungere i 40 gradi di temperatura in città, i 110 alberelli sembrano poca cosa.
Altre critiche riguardano la sopravvivenza di quelle piante. Difficile che possano resistere tre mesi in un vaso in una situazione di grandissimo stress termico se non vengono quotidianamente e meticolosamente curate. Problema ancora più vero se a non sopravvivere sono pure gli alberi appena piantumati a terra, che spesso non superano il primo anno dalla messa a dimora proprio a causa della crisi climatica.
Un terzo elemento di critica riguarda la coerenza delle politiche di Palazzo D’Accursio. Mentre si propone la soluzione degli alberi in vaso, l’Amministrazione avvalla scelte urbanistiche che portano l’abbattimento di alberi adulti e dai servizi ecosistemici sicuramente più avanzati rispetto alle giovani piante.
Il tema ha avuto una battaglia emblematica, quella nel Parco Don Bosco per le scuole Besta, ma la denuncia di abbattimenti di alberi riguarda tantissimi fronti, da quelli caduti sotto i colpi del Passante, ora sospeso, a quelli che verranno abbattuti all’ex Caserma Sani o nel comparto Bertalia-Lazzaretto.
In un post in cui rispondeva alle critiche, il sindaco di Bologna Matteo Lepore ha rivendicato la frescura creata dalle piante nel cortile di Palazzo D’Accursio, ma soprattutto ha ricordato cos’è previsto nel suo mandato: la piantumazione di 100mila nuovi alberi e la desigillazione di 10 ettari di suolo, in particolare nel comparto ferroviario dell’ex Ravone.
Il primo cittadino, però, non ha rinunciato nemmeno a punzecchiare i contestatori, parlando in chiave ironica di “esperti” di alberi che sui social non risparmiavano critiche. Un richiamo, quello alle competenze, che spesso viene usato per zittire il dissenso.
Ma cosa pensano i reali esperti dell’operazione? Glielo abbiamo chiesto.
Isole di calore e strategie di contrasto: il “piuttosto che niente” e la coerenza delle politiche
«Piuttosto che niente è meglio piuttosto», ironizza ai nostri microfoni Paolo Pileri, docente di Pianificazione territoriale e ambientale al Politecnico di Milano. Il docente sottolinea che un qualche effetto molto limitato queste operazione di greening urbano possono anche averlo, ma si tratta di «fare il solletico agli elefanti».
Il punto dirimente per l’esperto di Pianificazione territoriale e ambientale rimane il consumo di suolo e la necessità di desigillarlo. In questo caso ciò che conta sta nel saldo e non nei singoli numeri. Su questo, in particolare, i 100mila metri quadrati citati da Lepore, che equivalgono a 10 ettari, per Pileri «sono nulla» se si continua a cementificare.
Citando i dati Ispra, Pileri sottolinea che il ritmo con cui a Bologna si consuma suolo viaggia attorno ai 20 ettari all’anno. Se in un intero mandato venissero liberati da cemento e asfalto appena 10 ettari, si tratterebbe di appena il 10% di quanto invece cementificato in appena cinque anni.
«Serve una visione», sottolinea il docente. Una visione e soprattutto una coerenza tra le politiche. I 110 alberi in vaso sono poca cosa se i progetti urbanistici continuano a produrre tagli di alberi, ma soprattutto impermeabilizzazione del suolo.
ASCOLTA L’INTERVISTA A PAOLO PILERI:
Alberi in vaso: sopravviveranno? E che benefici possono dare?
L’obiettivo dichiarato del Comune di Bologna è quello di piantumare nei giardini scolastici gli alberi in vaso che durante l’estate avranno ombreggiato le piazze turistiche cittadine.
Si riuscirà a mantenerli in vita abbastanza a lungo? E in vaso che benefici potranno dare per contrastare le isole di calore? Lo abbiamo chiesto a Giorgio Vacchiano, docente di Gestione e pianificazione forestale all’Università Statale di Milano.
«In genere gli alberi sono molto utili nel contrastare le ondate di calore in città – osserva il docente – Lo fanno però in modo molto localizzato. Possono portare a riduzioni delle temperature massime di 3, 4 o anche 5 gradi, però entro una distanza di 100-150 metri dal punto in cui sono messi a dimora in un piccolo parco urbano, mentre 10-20 metri se parliamo di una o due piante».
Sull’efficacia nel contrastare le isole di calore, però, ciò che conta di più è il meccanismo con cui gli alberi portano fresco. «Non è tanto l’ombra – sottolinea Vacchiano – ma l’evaporazione dell’acqua. Gli alberi pescano acqua da un terreno che la deve contenere, quindi deve essere permeabile e non cementificato. Se hanno acqua a disposizione, dopo averla utilizzata la fanno evaporare dalle foglie e ciò dissipa calore ed è il principale artefice del rinfrescamento. Quindi un albero con dell’erba intorno che anch’essa traspira è certamente molto più efficace di un albero in vaso, che non potrà andare a pescare molta acqua, se non quella che sta nel vaso».
Quanto alla sopravvivenza degli alberi in vaso per la piantumazione di settembre, Vacchiano non sembrerebbe volerci scommettere. «Qualora anche sopravvivessero, quindi spendendo ulteriori risorse per irrigarli e mantenerli bagnati anche durante l’ondata di calore e la siccità – sottolinea il docente – il problema si ripropone l’anno dopo: il trapianto di un albero già cresciuto da vaso a terra conduce quasi sempre alla morte della pianta perché lo stress per le radici è troppo forte. Infatti nelle città vengono piantumati alberi piccoli, non per risparmiare, ma perché è l’unica fase nella vita della piante in cui questa crisi da trapianto può essere superata».
Per Vacchiano, quindi, la soluzione degli alberi in vaso forse potrebbe anche funzionare, per quanto dispendiosa, nel brevissimo termine, ma più la crisi climatica procede e più le soluzioni a breve termine mostrano i loro limiti. Meglio quindi investire in soluzioni a medio-lungo termine, come desigillare il suolo e riforestarlo, perché i benefici saranno maggiori.
ASCOLTA L’INTERVISTA A GIORGIO VACCHIANO: