Domani il governo incontrerà i sindaci metropolitani per affrontare una delle piaghe che sta affliggendo soprattutto i grandi centri urbani: il caro affitti. La protesta delle tende degli studenti universitari è solo la punta dell’iceberg di un disagio che si manifesta con due modalità: la carenza di alloggi disponibili sul mercato della locazione tradizionale e il conseguente aumento dei prezzi degli affitti.
La principale responsabilità viene attribuita alle piattaforme per gli affitti turistici come Airbnb, che sottraggono migliaia di alloggi a cittadine e cittadini in favore di visitatori e visitatrici.

Caro affitti, la norma del ddl Turismo non risolve il problema legato agli affitti turistici

Dopo settimane di allarmi, la maggioranza di governo ha elaborato una bozza di legge, il cosiddetto ddl Turismo, che contiene quella che viene presentata una stretta nei confronti degli affitti turistici. Le norme vengono tuttavia considerate assolutamente insufficienti da molti degli amministratori locali che si sono trovati a fronteggiare il tema dell’affitto nelle proprie città.
La principale misura contenuta nel ddl riguarda l’introduzione della permanenza minima di due notti negli alloggi affittati ai turisti nei centri storici.

«Sembrano norme pensate per non aver alcun impatto, per non cambiare nulla», commenta ai nostri microfoni Sarah Gainforth, giornalista e autrice di “Oltre il turismo”, “Airbnb città merce” e “Abitare stanca”.
Gainsforth sottolinea che la durata media dei soggiorni in Italia è di 3,3 notti, quindi l’arma che il governo vorrebbe introdurre risulterebbe più che spuntata, ed è difficile che la norma possa essere applicata, sia perché interverrebbe a posteriori del soggiorno, prevedendo la pena della nullità del contratto, sia perché il controllo spetterebbe ai Comuni attraverso loro funzionari o vigili urbani.

A differenza di regolamentazioni introdotte in altre città europee, mirate a tutelare la residenzialità, la norma che il governo vorrebbe introdurre non agevolerebbe in alcun modo gli affitti tradizionali perché i paletti messi per quelli turistici non risultano di alcuna rilevanza e, anzi, sembrano andare nella direzione di continuare a tutelare gli interessi e i profitti delle proprietà immobiliari che destinano un cospicuo numero di alloggi alla locazione turistica.
Al punto che anche Federalberghi ha protestato contro il ddl Turismo, ritenendolo una presa in giro.

Le proposte avanzate dai movimenti dal basso in questi anni, in particolare, non riguardavano il numero di pernottamenti, ma il numero di immobili che ciascun proprietario può destinare al mercato turistico.
«Il tema non può essere sempre solo quello fiscale – afferma l’autrice – ma il tema è quello della residenzialità». In particolare, nella proposta di legge di iniziativa popolare partita da Venezia, denominata “Alta tensione abitativa“, prende in considerazione la quantità di posti letto per turisti e quelli per residente in ciascuna città.

«Secondo me va fatta anche la distinzione tra attività imprenditoriali e attività cosiddette occasionali, con cui le persone possano arrotondare», osserva Gainthforth. Nella proposta di legge partita da Venezia, in particolare, è prevista una diversa catalogazione di chi affitta un paio di mesi l’anno il proprio appartamento per arrotondare e chi, invece, destina alla locazione turistica decine di immobili in quella che è una vera e propria attività imprenditoriale, che invece dovrebbe essere inquadrata, regolamentata e tassata in modo diverso.

Negli ultimi mesi attorno al tema del caro affitti e dell’impatto delle locazioni turistiche sulle dinamiche cittadine si è registrato anche un certo attivisto di esponenti delle istituzioni locali. Il sindaco di Firenze Dario Nardella ha annunciato uno stop a nuovi Airbnb nel centro storico della città, una misura al vaglio anche di Roma.
«Roma e Firenze hanno questa possibilità perché si lega al regolamento Unesco – fa presente Gainsforth – L’affitto breve è legato alla questione della destinazione d’uso delle case e, in virtù del regolamento Unesco, il sindaco di Firenze vorrebbe vietare la destinazione residenziale a uso turistico. Ciò è possibile per il carattere di eccezione di cui godono queste città, mentre servirebbe una legge nazionale che consenta a tutte le città di intervenire».

ASCOLTA L’INTERVISTA A SARAH GAINSFORTH: