Il Museo del Patrimonio Industriale, in via della Beverara 123 a Bologna, dal lontano 2003 ha cominciato un’affascinante opera di esposizione della storia delle moto in Emilia-Romagna. Si tratta quindi di ripercorrere l’opera di tutta la filiera produttiva in ambito motoristico, fra i settori trainanti della crescita industriale del nostro territorio. L’occasione ci è data dal settimo capitolo di tale iniziativa, intitolato “Moto bolognesi degli anni 1950-1960. La motocicletta incontra l’automobile”. Ne parliamo con Antonio Campigotto, che ne è il curatore e che ci racconta più nello specifico i dettagli dell’esposizione.

Ascolta la presentazione di Antonio Campigotto:

Insomma,  la moto è il progresso e la libertà. Ma tutte le favole incontrano ostacoli. E prima ancora dell’espansione delle automobili (in prossimità degli anni ’60), c’è un ostacolo che il dottor Campigotto definisce “interno”, vale a dire la concorrenza che gli scooter dell’epoca (Lambretta e Vespa), che per la loro agilità rosicchiano (a danno delle motociclette) una grossa fetta di mercato.

Il museo delle moto come specchio dello sviluppo industriale del dopoguerra

Ascolta il commento di Antonio Campigotto:

Aggiungiamo che in quegli anni ci fu una figura estremamente popolare che conquistò l’attenzione popolare: Leopoldo Tartarini, bolognese, grande promessa del motociclismo, e vittima di un grave incidente che lo costrinse ad abbandonare le corse.

Negli anni ’50 la moto figurò come riferimento per la corsa allo spazio nel film “La guerra dei mondi”. Faceva parte dell’immaginario collettivo in modo rilevante.

Gli orari della mostra sono: sabato e domenica dalle 10 alle 18.30, fino al 16 ottobre.

Sergio Fanti