Quando si parla di Brexit, ultimamente, si ha sempre l’impressione di affrontare un argomento saturo, di cui fondamentalmente nessuno ha più voglia di sentire parlare. Ma è così anche in Inghilterra? Le risposte raccolte dalla giornalista Francesca De Benedetti fanno pensare che sia proprio così.

La Brexit in UK raccontata da Francesca de Benedetti

Sono passati più di mille giorni da quando si è inziato a parlare di Brexit, due anni quasi precisi da quando è stato avviato il processo di fuoriuscita dall’Unione Europea attivando l’art. 50, e quella di oggi è l’ennesima “giornata decisiva”. Proprio in queste ore infatti i parlamentari, dopo aver votato la scorsa settimana per “prendere il controllo” dell’iter della Brexit, sono chiamati a esprimere voti indicativi rispetto a quale sia il percorso da seguire nella fuoriuscita dall’Eu.

Riassumendo molto brevemente (qui, qui e qui potete trovare il resoconto delle ultime “giornate decisive” e svolte politiche) la Brexit sarebbe dovuto inziare questo venerdì, ma Theresa May, un po’ a sorpresa, è riuscita ad ottenere un rinvio da parte dell’unione Europea. La data di scadenza della Brexit ad oggi, dunque, è il 12 aprile. Se entro quella data il parlamento approverà l’accordo negoziato con l’Ue da Theresa may, tuttavia, l’avvio dell’iter di fuoriuscita potrebbe essere posticipato al 22 maggio, ovvero il giorno prima dell’avvio delle elezioni europee. Una volta tornata a Westminister con queste concessioni, Theresa May è stata fondamentalmente esautorata dal suo stesso parlamento. La Camera dei Comuni di Londra infatti ha votato a favore di una mozione che la priva del controllo sulla Brexit, attribuendolo di qui in poi al Parlamento stesso. A favore della mozione anche 30 esponenti dei Tories, tra cui tre sottosegretari che, subito dopo, hanno rassegnato le dimissioni.

Ma quali sono i sentimenti britannici rispetto alla Brexit? Secondo la giornalista Francesca De Benedetti, che in questo momento si trova in Inghilterra proprio per realizzare una corrispondenza sulla percezione della Brexit nel Regno Unito, “la gente fondamentalmente è molto stufa. È stufa di Brexit, e anche gli italiani che sono tantissimi che vengono a studiare o lavorare soprattutto a Londra quando si parla di brexit mentre non hanno le idee chiare su cosa succederà hanno le idee chiarissime sul fatto che sono veramente annoiati da Brexit. C’è un clima di disaffezione generale nei confronti insomma dell’attività di Westminister. Perché Theresa May non gode di grande fiducia, il suo piano barcolla per cui si va avanti da settimane nell’incertezza generale. In più come ha dimostrato la grande manifestazione di sabato scorso sono sempre di più le persone che spingono per restare in Europa, per revocare l’Art. 50 e quindi per cambiare un po’ le carte in tavola rispetto al referendum del 2016″.

Quelli più stufi di Brexit, insomma, sarebbero proprio i brexiteers, mentre la parte più attiva, almeno a livello sociale, la fanno gli attivisti e le attiviste impegnate per il remain. Come ha dimostrato, per esempio, la petizione online per la revoca dell’Art 50 (ovvero il processo di due anni che ha dato il via alla Brexit), che nell’arco di una settimana ha raccolto oltre 5 milioni e 700mila firme diventando la petizione più firmata di sempre ad essere caricata sul sito del Parlamento del Regno Unito. Proprio oggi il governo ha ufficilamente risposto alla petizione, annunciando che sarà discussa il primo aprile insieme ad altre 2 petizioni legate alla Brexit, e dichiarando che “in questo modo il Governo riconosce ili considerevole numero di persone che ha firmato la petizione”, ma ricordando anche che “revocare l’Art. 50 romperebbe la promessi fatta agli elettori”.

Ma più ancora dei risultati raggiunti dalla petizione De Benedetti sottolinea la potenza della risposta di piazza. “Le persone che sono state radunate in Piazza nella manifestazione -sottolinea infatti la giornalista – erano fisicamente presenti in forma di un milione di persone. Già a ottobre c’era stata una manifestazione simile, ma aveva radunato solo 670mila persone. Oggi sono aumentate, quindi al di là delle petizioni che è molto più semplice e agevole firmare senza un coinvolgimento diretto tantissime persone sono scese in piazza e sono arrivate non solo da Londra che è tradizionalmente una città globale che accoglie tantissimi immigrati da tutta l’UE, sono arrivati anche da piccoli paesini. Io ho parlato per esempio con ragazzini giovanissimi e signori anziani che venivano dalla Cornovaglia, da Bristol, quindi davvero da tutto il Regno Unito e si respirava un grandissimo entusiasmo”.

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