Tutto è cominciato più di 15 anni fa, quando un gruppo di attiviste e attivisti occuparono uno stabile il via Azzo Gardino 61 per dare vita ad un mediacenter. Lo sgombero fu immediato e le scuse furono quelle che le Amministrazioni usano in questi casi: ci sarebbe stato un altro progetto per quelle strutture. Ad attiviste e attivisti fu concesso con l’assegnazione diretta e una convenzione un edificio in via Paolo Fabbri, mentre in via Azzo Gardino, tre lustri dopo, ci sono ancora i sigilli.

È l’acronimo della primigenia occupazione ad aver dato il nome a Vag61, il centro sociale che da appunto 15 anni ha sede in Cirenaica e che oggi, però, rischia lo sfratto.
Ormai tre anni fa, infatti, è scaduta la convenzione che il Comune non ha voluto rinnovare, decidendo invece di mettere a bando la gestione della struttura.
“Noi abbiamo deciso di partecipare – spiega ai nostri microfoni Marina, un’attivista del centro sociale – ma non siamo d’accordo con lo strumento del bando, sia perché non riconosce le attività svolte in autogestione in questi anni, sia perché mette in competizione realtà e associazioni diverse, a cui invece potrebbero essere assegnati direttamente i tanti spazi vuoti in città”. Proprio su questo tema, Zic.it, il giornale online che ha sede a Vag61, realizzò un’inchiesta intitolata “Chiedi alla polvere” dove censiva gli spazi sgomberati e rimasti vuoti.

Il bando è partito ad inizio estate e scadrà a breve. Solo allora si conoscerà se ci sono altre realtà che hanno presentato un progetto per gli spazi di via Paolo Fabbri.
Il centro sociale, però, ha già presentato la programmazione di eventi che intende svolgere, continuando la sua normale attività. Martedì prossimo, 17 settembre, ritornerà il mercato di Campi Aperti e la tradizionale serata di Vag, che per l’occasione si intitolerà “Un amore di contrabbando”. “Abbiamo voluto sottolineare sia l’amore per quegli spazi, così come li abbiamo trasformati in quindici anni – sottolinea l’attivista – sia per evidenziare che per noi questo è uno strumento di contrabbando, non è un bando”.

Una dinamica simile riguardò Atlantide, sgomberata nell’ottobre del 2015. Anche in quel caso lo spazio aveva una regolare convenzione col Comune, scaduta la quale l’Amministrazione ha proceduto con l’emanazione di un bando, che si aggiudicarono altre associazioni. Queste, però, rinunciarono, ma invece che riassegnare i locali del cassero di Porta Santo Stefano ai collettivi di Atlantide, il Comune volle lo sgombero coatto. Una vicenda che fece anche “saltare” l’allora assessore alla Cultura Alberto Ronchi.

Di convenzioni scadute e dietrofront dell’Amministrazione comunale sa qualcosa anche Xm24, sgomberato con le ruspe lo scorso 6 agosto. Di fronte al clamore della notizia, con le accuse al Pd di utilizzare gli stessi metodi della Lega, la giunta è tornata parzialmente sui suoi passi, annunciando che entro il 15 novembre troverà una nuova sede per le attività che si svolgevano in via Fioravanti.
Proprio martedì 17 settembre si dovrebbe tenere un incontro tra attiviste e attivisti e Amministrazione e, per accompagnarlo, è stato indetto un presidio in piazza Maggiore.

Come considerare l’ondata di sgomberi di questi anni? “Sicuramente si vuole fare cambiare volto alla città, che negli anni è stata anche attrattiva per un certo modo di intendere la socialità – conclude Marina – Ma non ci riusciranno, perché sapremo trovare il modo per continuare le nostre attività”.

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