Dal 9 ottobre la Gallleriapiù di Bologna, in via del Porto 48 a/b, ospiterà Vulv’are, una mostra monografica di Concetto Pozzati incentrata sulle vulve. La mostra resterà esposta fino al 18 dicembre 2021.

Veronica Veronesi presenta la stringente attualità di un esercito di vulve

Veronica Veronesi è direttrice e titolare di Gallleriapiù, un posto che ha sentito l’«esigenza di confrontarsi con artisti che avessero raggiunto un livello di sintesi più completo. Una complessità risolta», spiega. «Le opere sono inedite. Pozzati procedeva per cicli. Non sono mai state mostrate prima», rivela la direttrice. Il significato della mostra per la galleria, inoltre, si focalizza sulla volontà di presentare «un grande maestro della storia italiana, della pittura italiana. Cerchiamo artisti che abbiano grande impatto con delle realtà e con delle tematiche legate a delle stringenti attualità. L’idea di confrontarci ancora una volta con una tematica legata al corpo femminile ci intrigava parecchio», continua Veronica Veronesi.

Vuvl’are, si chiama così la mostra incentrata sulle opere di Concetto Pozzati, che tra il 2015 e il 2016, prima di morire, dedicò il suo ultimo ciclo pittorico a una serie di vulve. Viene presto in mente Gustave Courbet, così come ce l’aveva ben presente Pozzati. Non è un caso che mentre dipingesse il ciclo tenesse attaccata una riproduzione dell’Origine del mondo sulla leggendaria parete di legno sulla quale dipingeva. Il suo, infatti, è anche un omaggio alla celebre e discussa opera di Courbet. Due artisti che comunicano a distanza di tempo, e fanno riaffiorare un tema che coinvolge l’erotico e il femminile, ma soprattutto la creazione. E quindi riguarda tuttə.

Concetto Pozzati riesce ad incantare grazie a una stilizzazione anni Sessanta. Il suo ciclo infatti è stato definito un ritorno alla giovinezza, un ritorno al periodo pop. La mostra, inoltre, trae linfa vitale anche da una narrazione dell’artista, che pare quasi sfidare quanto viene comunemente definito volgare. Una vulva, per esempio, può essere definita figa, fica, gnocca, passera, mona, berta, e in quel momento la vagina diventa volgare, tanto per citare l’artista. Eppure rimane comunque il fiore di carne all’origine del mondo. Pozzati parla di eros, libido e vulvocrazia. Si oppone alla fallocrazia, al maschilismo, al guardone perché come rivela l’artista «guardare è possedere» e questo oggi non è più possibile. «Questo esercito di vulve viene messo in comunicazione tra loro con questi segni stilizzati che rimandano all’occhio del guardone. Al buco della serratura. L’idea di riprendere anche questi segni-segnali con un’idea grafica, ha mosso tutta la campagna di comunicazione dietro il lancio della mostra», spiega Veronica Veronesi. Dunque è necessario prestare al pubblico nuovi occhi delicati, sempre differenti, capaci di rivelare l’incanto di un mondo che viene creato tra sussulti e torpori. La rosa carnosa erotica ma, a questo punto, anche la lotta per i diritti delle donne, e il consiglio di provare a guardare le cose, soprattutto le vulve e le donne, con occhi nuovi e delicati.

La mostra è a cura dell’Archivio Concetto Pozzati e sarà impreziosita dall’apparato grafico costruito con una serie di manifesti che «veicolano il pensiero del maestro, affidata a un giovane graphic designer. Si chiama Gabriele Colia. Ci è venuta spontanea l’idea di approfondire questo aspetto. Concetto Pozzati prima di arrivare alla pittura si è confrontato tanto con la grafica pubblicitaria. Alla fine degli anni ‘50 fondò anche la prima scuola di grafica pubblicitaria in Italia, a Bologna» conclude la direttrice. Tra l’altro saranno presenti anche una pubblicazione inedita di Laura Rositani e il contributo del poeta bolognese Stefano Delfiore.

È possibile accedere alla mostra dalle 17 alle 21, presso la Gallleriapiù.

Maria Luisa Pasqualicchio

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