“Valutare e gestire il rischio violenza sui luoghi di lavoro”: è il nome del seminario coordinato dall’Associazione Ambiente e Lavoro, che si svolgerà il 16 ottobre nell’ambito della tre giorni di convegno della diciannovesima edizione di Ambiente Lavoro, che comincia oggi. Ne abbiamo parlato con il segretario nazionale dell’Associazione, Norberto Canciani.
Nel corso del seminario del 16 verrà presentata “una monografia sul tema della violenza sia interna al clima dell’azienda sia dovuta al contatto con gli esterni”. Un duplice focus che s’incentra anzitutto sulla definizione di diversi tipi di violenza, sia fisica che psicologica.
“In un senso e nell’altro le vittime più soggette a violenze sono le donne – spiega Canciani – Per quanto riguarda la violenza interna al luogo di lavoro, le violenze sono maggiormente di tipo psicologico: molestie, discriminazioni nei rapporti con colleghi e dirigenti, mobbing”. Secondo dati Istat del 2018, 1 milione e 403 mila donne tra i 15 e i 65 anni hanno subito ricatti o molestie sessuali sui luoghi di lavori.
Mentre “dal punto di vista della violenza proveniente dall’ambiente esterno – ha continuato Canciani – sono più soggetti a episodi di violenza quelle figure e operatori che lavorano a contatto con i pubblico più frequentemente e soprattutto in situazioni nelle quali l’utenza è in condizioni di disagio”. In questo senso sono stati individuati come soggetti esposti soprattutto gli assistenti sociali e gli operatori sanitari, che subiscono il maggior numero di violenze fisiche legate al loro ambito lavorativo. Nel corso del seminario verranno presentati i risultati dell’indagine “La violenza contro gli assistenti sociali in Italia”, condotta da alcuni Consigli regionali degli Ordini degli assistenti sociali. Secondo l’indagine, il 90% degli assistenti sociali italiani è stato vittima di aggressioni verbali, e 3 su 20 hanno subito una forma di aggressione fisica.
Le vittime sono, ancora, per lo più donne. La ricerca è stata condotta nel 2017, quindi prima del “caso Bibbiano”, del quale gli effetti – come ci ha spiegato Canciani – devono ancora essere registrati. Molti operatori hanno però dichiarato che nel periodo successivo all’episodio sono aumentate le minacce da parte dell’ambiente esterno. Per quanto riguarda gli operatori sanitari, all’interno della categoria sono soprattutto esposti operatori del pronto soccorso, del Sert, e persone che lavorano nell’ambito della psichiatria. In merito, nel convegno verranno discussi i dati forniti dalla Croce Rossa Italiana, e raccolti da Anaao Assomed, riferiti al 2018: 3mila casi documentati di aggressioni; oltre 2 medici su 3 dichiarano di aver subito aggressioni fisiche o verbali.
Nell’ambito del convegno si parlerà anche dell’utilità dello Sportello Nazionale di Ascolto “Stop Mobbing&Straining”, inaugurato da Aiesil, che finora ha esaminato una cinquantina di casi riguardanti soprattutto il settore privato. L’identikit dell’utente che emerge dall’esame di questi casi, è “italiana, donna e meridionale”, visto che il 70% delle persone che si sono rivolte allo sportello erano donne, e l’80% di esse proveniva dal Sud.
Sara Spimpolo
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