Dall’inizio del 2016 si registrano già 9 femicidi e 4 tentati femicidi in Emilia Romagna. L’ultimo è avvenuto domenica scorsa, quando il 36enne Mauro Di Martino ha confessato di aver ucciso la madre. La Casa delle Donne per non subire violenza: “La battaglia contro la violenza di genere inizia a scuola, ma c’è chi continua a osteggiare i progetti nelle scuole e a negare l’esistenza del femicidio”.

Ha ucciso la madre perché “non la sopportava”. Sono queste le motivazioni che ha dato Mauro Di Martino, il 36enne che ha ucciso la madre, Patrizia Gallo, domenica scorsa a Bologna. Il femicidio è solo l’ultimo di una serie che, nel nostro territorio e in Italia, rende evidente come la violenza di genere rimanga un grave problema da affrontare.
Il Coordinamento dei centri antiviolenza dell’Emilia-Romagna ha censito, dall’inizio del 2016 ad oggi, ben 9 femicidi e 4 tentati femicidi solo nella nostra regione. E il femicidio rappresenta solamente il culmine di gravità della violenza contro le donne.

“Il contrasto della violenza sulle donne necessita di interventi istituzionali mirati ed efficaci – spiega Angela Romanin della Casa delle Donne di Bologna – La violenza di genere nel nostro paese va nominata per quella che è e affrontata con misure concrete, politiche di prevenzione e interventi ad hoc”.
Una battaglia che comincia a scuola, dove purtroppo c’è ancora chi continua a osteggiare i progetti di educazione al genere e all’affettività nelle scuole e a negare l’esistenza del femminicidio e del femicidio. Stiamo parlando degli oppositori della fantomatica “Teoria del gender”: gruppi di cattolici integralisti.

Eppure le ricerche confermano che le giovani generazioni aderiscono agli stereotipi di genere in maniera impressionante. “Le ragazzine e le bambine pensano che sia giusto che una donna stia a casa quando ha un figlio – racconta Romanin – e che sia invece l’uomo a dover lavorare e portare a casa i soldi. E i ragazzini pensano che l’uso della forza fisica sia un modo per risolvere i conflitti”.