Salute e autodeterminazione sono due diritti che devono viaggiare insieme. Così Angela Balzano di Favolosa coalizione sintetizza uno dei temi di discussione di #NonUnaDiMeno, la manifestazione contro la violenza alle donne del 26 ottobre. Dall’obiezione di coscienza ai piani di fertilità, fino ai presìdi delle associazioni pro-life: gli ostacoli per l’accesso alla salute delle donne rappresentano vere forme di violenza.

Le tematiche che le donne devono affrontare verso la manifestazione di #NonUnaDiMeno

Il caso più eclatante è stato quello di un medico obiettore che si è rifiutato di praticare un aborto ad una donna in gravidanza a rischio prima che i gemelli che portava in grembo fossero morti. La conseguenza è stata che a perdere la vita è stata la donna stessa.
Ma anche il 70% di obiezione di coscienza di medici, infermieri e farmacisti, consentito dall’articolo 9 della legge 194, rappresenta una forma di violenza nei confronti delle donne, costrette a non vivere serenamente una propria decisione.

Violenza ostetrica, violenza legale e violenza psicologica dei picchetti dei fondamentalisti pro-life sono i bastoni fra le ruote che ogni donna italiana deve affrontare per avere accesso al diritto alla salute e a quello dell’autodeterminazione che per Favolosa Coalizione, una delle realtà che parteciperanno a #NonUnaDiMeno, non possono viaggiare separati.
Sul tema, però, non sembra esserci una sensibilità statale. Basti pensare alla concezione alla base del Fertility Day del governo Renzi.

A parlare della situazione odierna in materia di diritto alla salute per le donne ai nostri microfoni è Angela Balzano, ricercatrice ed esponente proprio della Favolosa Coalizione, che ci ha dipinto un quadro un quadro allarmante. Il tema della salute delle donne sarà proprio l’argomento di uno dei tavoli di discussione del 27 novembre, giorno successivo al corteo.
“Questo sarà un appuntamento per pianificare lotte di medio-lunga durata – osserva Balzano – perché solo così che potremo rispondere alla violenza che subiamo”.

Una lotta che, secondo la ricercatrice, deve essere condotta anche con fronti inediti, che ad esempio includano i medici non obiettori o i giuristi.
Le donne polacche, del resto, hanno dimostrato che con una mobilitazione di massa è possibile far ritirare leggi ignobili e vincere la battaglia.