Mentre continuano a levarsi le richieste di apertura di corridoi umanitari per le cittadine e i cittadini afghani – al punto che una petizione lanciata in Italia su Change.org ha già superato le 280mila firme – le cancellerie europee iniziano a confrontarsi sulla crisi aperta dalla rapida riconquista del potere da parte dei talebani.
Per ora la linea di Italia e Germania, illustrata ieri dal premier italiano Mario Draghi dopo un confronto con la cancelliera tedesca Angela Merkel, è quella che prevede di portare in salvo solo il personale che ha collaborato con la missione occidentale.

Sei Paesi europei chiedevano il rimpatrio degli afghani nonostante i combattimenti

Le politiche migratorie dell’Ue, del resto, nell’ultimo decennio sono state fortemente improntate alla chiusura. Mentre si parlava di accoglienza, anche in risposta al gruppo di Visegrad, i Paesi più conservatori che rifiutavano di accogliere migranti, le strategie che l’Ue ha inseguito con maggior pervicacia sono state il rafforzamento dei controlli alla frontiera e il finanziamento di Stati o milizie, Turchia e Libia in primis, allo scopo di fermare o tamponare i flussi migratori.

Non sorprenderà scoprire, quindi, che appena cinque giorni prima della conquista di Kabul da parte dei talebani, avvenuta a ferragosto, sei Paesi dell’Unione Europea, inclusa la Germania, chiedessero con forza di rimpatriare i migranti afghani presenti sul suolo europeo.
È dello scorso 10 agosto, infatti, la lettera indirizzata ai commissari Ue Margaritis Schinas e Ylva Johansson da parte dei ministri degli Esteri di Germania, Austria, Paesi Bassi, Danimarca, Belgio e Grecia.
La richiesta era semplice e netta: l’Europa deve continuare con i rimpatri “volontari e non” dei migranti irregolari in Afghanistan.

In particolare, i ministri europei contestavano la nota inviata l’8 luglio scorso dal ministero afgano per i rifugiati e i rimpatri attraverso la quale gli Stati membri sono stati informati della decisione di interrompere i rimpatri in Afghanistan per un periodo di tre mesi. I talebani stavano avanzando e conquistando fette importanti del Paese, anche se non erano ancora entrati nella capitale, come sarebbe successo di lì a poco.
Eppure i ministri, pur riconoscendo la “delicata situazione in Afghanistan alla luce del ritiro delle truppe internazionali”, sottolinevano “l’importanza di rimpatriare chi non ha reali esigenze di protezione”, aggiungendo che “fermare i rimpatri invia un segnale sbagliato ed è probabile che motiverà ancora più cittadini afgani a lasciare casa per dirigersi in Ue”.

Alla luce di quanto accaduto, la posizione di Olanda e Germania è cambiata, tant’è che i due Paesi hanno deciso di sospendere i rimpatri dei migranti verso l’Afghanistan. Per arrivare al risultato c’è voluto l’appello lanciato da trenta poliziotti olandesi che hanno lavorato per la missione di polizia europea EuPol, che chiedevano di portare urgentemente in salvo gli interpreti locali e altri ex colleghi.