In appena un mese e mezzo, per giunta d’estate, quando tutti hanno la testa puntata sulle vacanze, il referendum sull’eutanasia ha raggiunto le 500mila firme necessarie. La raccolta andrà avanti fino a settembre, anche per mettere in sicurezza le firme stesse, ma i promotori non nascondono una grande soddisfazione, che testimonia come il sentire comune vada oltre i temporeggiamenti della politica.
Il contributo di Bologna al referendum sull’eutanasia
«È un risultato strepitoso, raggiunto anche con la difficoltà di raccogliere le firme in un periodo ostile e alla presenza di pubblici ufficiali per autenticare le firme – osserva ai nostri microfoni Feliciano Rossi, coordinatore per l’Emilia Romagna del referendum sull’eutanasia – C’è un entusiasmo davvero raro, che io sinceramente non ho mai visto e che ha unito persone di diverse esperienze, culture e partiti. Quindi aldilà degli steccati ideologici c’è un consenso sul tema che è difficile da ottenere rispetto anche ad altre battaglie dell’associazione Luca Coscioni».
Rossi riferisce che l‘Emilia-Romagna è la terza regione italiana per numero di firme raccolte, ma il ruolo centrale lo ha giocato Bologna, che per molto tempo è stata la prima città italiana superiore ai 200mila abitanti per numero di firme procapite.
Nonostante il risultato, però, la raccolta andrà avanti per evitare eventuali ritardi della pubblica amministrazione o qualche errore nella raccolta delle firme che possa inficiare il risultato stesso. «Ora abbiamo anche il nuovo strumento della firma digitale – sottolinea il coordinatore emiliano romagnolo del referendum – che grazie all’impegno del parlamentare Riccardo Magi possiamo utilizzare per sottoscrivere il referendum».
Una volta terminata la raccolta, le firme saranno sottoposte alla Corte Costituzionale, che dovrà esprimersi sull’ammissibilità. A quel punto toccherà al presidente della Repubblica indire il referendum che, nelle previsioni dei promotori, potrebbe tenersi già nella primavera del 2022.
Ai tanti banchetti organizzati per raccogliere le firme, ciò che ha colpito di più il comitato promotore e i volontari che li hanno allestiti sono le storie quotidiane delle persone, che avrebbero voluto una morte più dignitosa per i propri famigliari.
«Alcuni hanno portato anche parenti in Svizzera per accedere al suicidio assistito – racconta Rossi – E ci sono anche cittadini cattolici che non hanno esitato a prendere posizione su questo tema».
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