I modelli di agicoltura intensiva e di iper produzione attorno cui si incentra la narrazione di Expo rischiano, secondo Legambiente, di schiacciare le realtà di agricoltura sostenibile e sociale presenti sul nostro territorio. Con la campagna “Progetto Conversione” Legambiente chiede con forza che la superficie agricola dedicata al biologico arrivi al 20%.
Da quasi trent’anni Treno Verde, campagna storica di Legambiente, attraversa l’Italia per portare in giro per il paese i temi della sostenibilità e dell’educazione ambientale. Un treno che diventa spazio espositivo, momento di didattica e di incontro con gli “ambasciatori del territorio”, testimoni di esperienze virtuose e sostenibili.
In passato la campagna si era concentrata sulla qualità dell’aria, la qualità della vita, l’inquinamento atmosferico. Quest’anno però è stata caratterizzata in maniera diversa, e affronta il tema dell’alimentazione e dell’agricoltura di qualità. Una scelta importante in un momento in cui le narrazioni di Expo rischiano di allontanare pericolosamente l’attenzione dalla terra e dai percorsi di produzione del cibo. Il discorso sull’alimentazione non può prescindere da tutti questi aspetti, ed è per questo che Legambiente accende i riflettori con le 15 tappe del suo treno proprio sulle eccellenze dei nostri territori e sui progressi che rendono possibile una nuova economia costruita intorno ai bisogni reali delle persone.
“Abbiamo fatto questa scelta perché, lo sappiamo tutti, questo è l’anno di Expo. – commenta il responsabile della campagna Mattia Lolli – Tra le mille contraddizioni di questo processo crediamo sia fondamentale che si parli nei nostri territori delle esperienze di grande qualità che ci raccontano i giovani agricoltori che puntando sul biologico, sulla filiera corta, sui metodi innovativi, che stanno rilanciando e dando un enorme segnale di un nuovo modello in questo settore. C’è il rischio che questa realtà venga schiacciata, quando noi crediamo che sia proprio da questi modelli che si debba ripartire.”
Oggi Treno Verde si è fermato a Parma, per parlare di pesticidi e politiche per ridurre la chimica in agricoltura. Insieme alle scuole e ad altre associazioni come Conapi e Libera, ci sono anche le rappresentanti di “Donne in campo”, imprenditrici e donne dell’agricoltura che creano col loro lavoro reti di donne sul territorio rurale, comunità e gruppi locali. “Donne in campo” promuove un modello legato alla tutela del territorio e degli aspetti sociali ad esso legati.
“Questo è un modo per noi di mettere in luce le tante esperienze del territorio, quelle realtà che rappresentano una speranza e un messaggio che vogliamo di cui si parli in vista di Expo, piuttosto invece che delle grandi multinazionali, dei grandi modelli di agricoltura intensiva e di iper produzione che non crediamo rappresentino i modelli del futuro che ci immaginiamo”.
L’agricoltura biologica in Italia occupa solo l’8% del territorio nazionale; Legambiente con la sua campagna “Progetto Conversione” chiede con forza che la superficie agricola dedicata al biologico arrivi al 20%.
“Crediamo che l’agricoltura biologica, così come la filiera corta, ma anche le tante storie di Libera, gli esempi di agricoltura sociale, di un modello diverso di rapportarsi al lavoro, alla legalità e all’utilizzo dei beni comuni siano per noi centrali in un momento di dibattito internazionale come quello di Expo e faremo di tutto per metterlo al centro della discussione” conclude Lolli.
Treno Verde è partito attorno al 20 febbraio e la prima tappa è stata Caltanissetta, da quel momento non si è più fermato e ha attraversato tutta l’Italia, dopo Parma si sposterà verso il Veneto dove affronterà i temi caldi degli OGM, contro la cui introduzione nel nostro paese e in Europa Legambiente lotta da sempre.
Tappa finale saranno Cuneo e Milano, dove ci si terrà la conferenza conclusiva a cui parteciperanno Don Ciotti e Vandana Shiva.