In Europa lo chiamano già #DeleteGate e la questione non è sentita solamente da persone vicine ad ambienti cospirazionisti, ma ha registrato anche l’intervento di Emily O’Reilly, mediatrice europea, che nei confronti della Commissione europea, guidata da Ursula von der Leyen, non ha esitato a parlate di “malgoverno”.
Al centro dello scandalo ci sono gli scambi personali, attraverso telefonate e messaggini, condotti in prima persona da von der Leyen con il ceo di Pfizer, Albert Bourla, che ha condotto nell’aprile scorso ad un nuovo contratto per la fornitura di vaccini.

DeleteGate, l’assenza di trasparenza negli scambi tra Commissione Ue e Pfizer

Tutto comincia nell’aprile 2021. «Un mese particolare – osserva ai nostri microfoni Francesca De Benedetti, giornalista di Domani che ha seguito la vicenda – Ursula von der Leyen ha già dichiarato più volte che Pfizer è l’azienda di riferimento per l’Ue per l’acquisto di vaccini e annuncia che è in procinto di concludere una nuova generazione di contratti per le forniture».
Dopo l’annuncio si scopre da fonti filtrate che in quei contratti è previsto che l’Ue paghi le dosi il 25% in più. Nel frattempo una giornalista del New York Times rivela che la trattativa per arrivare ai nuovi contratti è «si incardina pricipalmente sul rapporto personale, a colpi di telefonate e messaggini, tra von der Leyen e Bourla, amministratore delegato di Pfizer».

A questo punto giornalisti ed eurodeputati richiedono l’accesso agli atti per leggere questi messaggi, dal momento che si tratta di una questione pubblica e di democrazia e non di semplici scambi personali. «Bruxelles risponde che i messaggini sono una cosa effimera e che non rientrano tra gli atti che vanno resi pubblici», riporta De Benedetti, che sottolinea come della vicenda, ribattezzata appunto #DeleteGate, si sia accupata anche Emily O’Reilly, con una strigliata per la Commissione europea.

La segretezza dei contratti ed altre cose di poca trasparenza

Il #DeleteGate non è la prima occasione in cui la Commissione europea ha mostrato assai poca trasparenza nella partita per l’acquisto dei vaccini anti-Covid.
«Ci sono una serie di episodi gravi che ci avrebbero dovuti già mettere in allerta – sostiene De Benedetti – Ad esempio su Domani abbiamo raccontato il modo in cui la Commissione europea ha risposto alle pressioni della società civile e degli eurodeputati circa la trasparenza sui contratti».
In particolare, per visionare i contratti stipulati è necessario entrare in una dark room, senza cellulari o altri supporti di registrazione, senza la possibilità di prendere appunti e con l’accesso riservato solo ad alcuni eurodeputati per pochi minuti.

«Ci sono organizzazioni che monitorano l’influsso delle multinazionali sulla politica, come il Corporate Europe Observatory, che hanno fatto richiesta di accesso agli atti sugli incontri relativi all’acquisto dei vaccini, sul nome dei negoziatori e su come sono avvenuti i negoziati – spiega la giornalista – La Commissione rinvia la risposta, ne fornisce di parziali, con documenti cancellati o propone di inviare cento documenti invece di trecento».
Episodi che segnano un grave problema di trasparenza, anche in virtù della posizione europea contraria alla liberalizzazione dei brevetti sui vaccini.

ASCOLTA L’INTERVISTA A FRANCESCA DE BENEDETTI: