Il Consiglio dei Ministri ha approvato il decretto Trasparenza, che introduce anche nel nostro Paese, con anni di ritardo rispetto ai vicini europei, il cosiddetto ‘Freedom of Information Act’, che garantisce il diritto dei cittadini ad ottenere la documentazione delle pubbliche amministrazioni.

L’Italia ha il suo Foia, il ‘Freedom of Information Act’ che garantisce il diritto dei cittadini di ottenere documentazione dalla pubblica amministrazione a prescindere da un “interesse materiale e diretto”.

Il Consiglio dei Ministri ha infatti dato il via libera, nel pomeriggio di ieri, al decreto trasparenza, primo provvedimento attuativo della riforma Madia.
L’approvazione del Foia arriva dopo una campagna che ha raccolto più di 88mila adesioni, lanciata da Foia4Italy e che ha coinvolto più di 30 tra gruppi e associazioni. Il testo definitivo è anche il risultato di diversi passaggi parlamentari e di un iter che ha registrato non poche correzioni rispetto alla formulazione iniziale.

!”I punti attuativi essenziali sono almeno un paio – spiega ai nostri microfoni Anonino Caffo, giornalista di Panorama ed esperto di nuove tecnologie e comunicazione – Il primo è che la pubblica amministrazione non può più negare documenti e informazioni richeste da parte del cittadino senza una dovuta documentazione o un motivo particolare“, come invece ha potuto fare fino ad ora.

Non solo. “La pubblica amministrazione – continua Caffo – Non può più non rispondere”, e sarà quindi sempre obbligata a rispondere alle richieste di documentazione presentate dai cittadini.

Le deroghe, però, restano. “Ci sono dei casi in cui la pubblica amministrazione può negare questo diritto. È compito adesso dell’Anac (Autorità Nazionale Anticorruzione, ndr) – commenta il giornalista – Sia stilare delle linee guida, sia andare ad indagare caso per caso quando un ente decida di non dare i dati ai cittadini”. In questo compito l’Anac si coordinerà con il Garante per la Privacy.

Le altre novità introdotte riguardano la “gratuità dell’accesso ai dati, qualora si tratti di dati in formato digitale”, e la “possibilità  (per i cittadini) di avere delle alternative al Tar” nel caso in cui le pubbliche amministrazioni non dovessero fornire la documentazione richiesta o non dessero risposta alle richieste, riducendo così gli oneri di un procedimento di giustizia amministrativa a carico dei cittadini.

Se i passi avanti sono evidenti, non mancano però i punti deboli. Come sottolineato dai promotori della campagna per l’introduzione del Foia, si tratta soprattutto delle deroghe previste e di un sistema di sanzioni non chiare per le pubbliche amministrazioni che non rispettano la nuova normativa.