Questo week end – sabato 11 e domenica 12 dicembre – a Roma si svolgeranno gli “Stati Genderali Lgbtqia+ & disability“, un appuntamento con cui collettivi, movimenti, associazioni e singole soggettività, dopo essersi ritrovatə nelle piazze di tutta Italia, hanno deciso di convocarsi in due giorni di assemblea nazionale per fare il punto sull’agenda politica del movimento dopo l’affossamento del Ddl Zan.
Un’iniziativa organizzata dal basso e in modo completamente orizzontale con cui il movimento lgbtqia+ immagina la ripartenza dopo una delle pagine buie della politica italiana.

Il movimento lgbtq riparte dagli Stati Genderali

«Nei mesi di dibattito sul Ddl Zan abbiamo assistito a discorsi violenti, nati dal clima di violenza omolesbobitransfobica e di genere che è non solo sistemica, ma in continua crescita – si legge nel comunicato dell’iniziativa – Nella audizioni che hanno preceduto la votazione c’è stata una quasi totale assenza delle soggettività interessate, se non la partecipazione di sedicenti esponenti della comunità lgbtqia+ che hanno strizzato l’occhio alle destre reazionarie e cattofasciste, contribuendo all’affossamento della legge e del dibattito. Ma queste poche persone non rappresentano realmente i bisogni e i desideri della comunità lgbtqia+, delle persone con disabilità, di quelle migranti e di tutte le soggettività oppresse in questo sistema eteropatriarcale e capitalista».

Il percorso che porta agli Stati Genderali, dunque, nasce nell’aprile-maggio scorso con le mobilitazioni che hanno affollato le piazze di tutto il Paese prima e dopo il voto sul Ddl. «Noi abbiamo sempre detto che vogliamo molto più di Zan – osserva ai nostri microfoni Camilla del Cassero – ma la politica italiana ha affossato anche quello che era il minimo sindacale».
Eppure i bisogni e le esigenze delle persone lgbtqia+ e disabili sono molti e sono sintetizzati nei tavoli di lavoro che si svolgeranno durante gli Stati Genderali: educazione (scuole e università) e formazione, autodeterminazione di genere, genitorialità, famiglie e giustizia riproduttiva, disabilità e neurodivergenze, lavoro, welfare e reddito, migrazioni interne, migrazioni esterne e contesti internazionali, hiv, ist e aids, percorsi di fuoriuscita dalla violenza e servizi, comunicazione e rappresentazioni sui media.

Sotto le Due Torri le realtà che partecipano sono quelle che compongono la rete Rivolta Pride. «Da Bologna arriveremo con un pullman da circa 40-50 persone – continua Camilla – Tutta l’organizzazione richieste un certo sforzo economico, per questo stiamo anche chiedendo donazioni attraverso un crowdfunding che abbiamo lanciato per pagare l’affitto dei locali, ma anche per pagare il biglietto per spostarsi a persone che sono in difficoltà economica». L’attivista sottolinea che alcune persone della comunità, proprio a causa delle discriminazioni strutturali che subiscono, non sono nelle condizioni di potersi permettere un viaggio verso Roma.

«Le nostre aspettative rispetto alla capacità del Parlamento di dare risposte ai nostri bisogni erano molto basse, ma ancora una volta la politica istituzionale è riuscita a stupirci nel peggiore dei modi possibili – si legge ancora nel comunicato – Perciò abbiamo deciso di ritrovarci a Roma, per prenderci tutto quello che le istituzioni non possono e non vogliono darci, per rinsaldare le alleanze che abbiamo costruito in questi mesi, per costruire nuovi immaginari a partire dai nostri bisogni e desideri, partendo dalle nostre esperienze e da un confronto dal basso».

ASCOLTA L’INTERVISTA A CAMILLA: