È alle porte il festival di cinema lesbico Some Prefer Cake, che si svolgerà dal 20 al 22 settembre al Nuovo Cinema Nosadella e nel giardino Lorusso. Nato dall’immaginario di Luki Massa come rassegna di corti rappresentanti la comunità lesbica, arrivato alla sua sedicesima edizione la programmazione del festival comprende oggi, oltre ai corti, documentari, lungometraggi, fiction e film erotici.
Un affondo su alcuni dei film selezionati per Some Prefer Cake, il festival di cinema lesbico
Il criterio principale di selezione dei film, spiega Federica Fabbiani, giornalista e co-programmer della sezione fiction di Some Prefer Cake insieme a Nina Ferrante, e autrice di Sguardi che contano, testo sulla presenza lesbica nel cinema al tempo della ipervisibilità lesbica «è quello di portare un’esperienza della vita lesbica che sia anche soprattutto un’esperienza collettiva e quindi politica». Il problema degli ultimi anni, infatti, con l’affermarsi delle nuove piattaforme e dell’interese alla moltiplicazione delle raffigurazione delle varie soggettività è una visibilità lesbica pervasiva, depotenziata però della sua carica politica. «Il corpo lesbico oggi deve riprendere potenza, deve riprendere una validità politica che può essere sia quando è considerato corpo collettivo, ma anche nella sua figurazione singolare».
Ne è un tentativo The Company of Women di Silvia Munch, che verrà proiettato venerdì 20 alle ore 21. Ispirato a una storia vera, «a un evento quasi sommerso» dai libri di storia, il film è ambientato nei Paesi Baschi degli anni Settanta e vede protagonista un gruppo di donne impegnate nell’ accompagnamento all’aborto clandestino (verrà parzialmente depenalizzato solo nel 1985) in Francia.
«Il merito di questo film è quello proprio di riportare una lotta di altri tempi che purtroppo sappiamo essere ancora molto attuale di mettere al suo centro la sorellanza, la potenza di questo gruppo di donne».
Altri temi in partenza queer ma ultimamente presenti anche nel dibattito mai stream sono quelli di s/famiglia, famiglia queer e di cura, come ha spiegato ai nostri microfoni Teresa Sala, regista e responsabile della programmazione del festival.
ASCOLTA L’INTERVISTA A TERESA SALA:
«Una rappresentazione bella perché mai idealizzata di famiglia queer o anche di collettivo che vive insieme è quella presente in Housekeeping for Beginners, un film del 2023 del regista macedone Goran Stolevski» commenta Fabbiani «ci sono molti temi che convergono in questo film, innanzitutto la rappresentazione non stereotipata della comunità rom, cosa veramente rara nella cinematografia, quella che poi passa sui grandi schermi. Viene presentata una diffusa fragilità emotiva che non risparmia nessuno: non ci sono eroi, non ci sono eroine, ma personaggi e personagge sgangherate, alle volte anche violente, ma proprio per questo reali. Ci si può comunque riconoscere nella grande complessità del vivere, quindi nelle gioie, ma anche nei dolori». L’assenza di sentimentalismo dal film permette di mettere al centro della scena la malattia della protagonista, che la costringe in un primo momento alla diffidenza e nel corso del film a a costruire invece un rapporto di riconoscimento con la famiglia scelta. Il film verà proiettato sabato 21 settembre alle ore 16.30.
Un altro criterio adottato nella selezione dei film è stata la ricerca in geografie lontane, non occidentali e in lavori che portassero degli elementi di disturbo al loro interno.
È il caso di Regla 34, film della regista brasiliana Giulia Muratos, vincitore del Pardo d’Oro al Festival di Locarno, che andrà sullo schermo del festival giorno 21 alle ore 18.30. «È un film davvero molto potente, direi anche molto disturbante e mostra, come dire, diverse e spesso traiettorie del desiderio della protagonista, che è una donna appunto brasiliana, nera, che difende di giorno le donne da abusi e violenze domestiche, di notte è una cam girl che cerca la via del piacere fisico anche attraverso il dolore, quindi pratiche BDSM, il corpo qua veramente è rappresentato come uno strumento politico. Al suo interno c’è anche una rappresentazione della giustizia, mai punitivista, e del sex work, in questo caso da prospettive molto diverse».