La famiglia sfrattata dalla polizia ieri in via Bacchi della Lega ha trovato una collocazione provvisoria in un albergo in provincia di Bologna. Non è stata finora individuata un’altra sistemazione che possa considerarsi stabile, dal momento che le case di emergenza solitamente utilizzate per queste situazioni sono tutte piene e con una lista di attesa di due anni e dal momento che lo stipendio per un lavoro a tempo indeterminato, come quello del padre della famiglia, nel mercato della locazione bolognese non è più considerato una garanzia sufficiente per accedere all’affitto.

Sfratto Bologna, la famiglia finita in albergo in provincia

La famiglia si trova dunque in un albergo in provincia, alle porte di Bologna, e la sistemazione trovata ha consentito di non dividere il nucleo famigliare.
La precisazione arrivata ieri dall’Amministrazione comunale dopo il diffondersi della notizia dello sfratto violento, però, alimenta dubbi e perplessità. Se, come scrive Palazzo D’Accursio, la soluzione in albergo era stata «comunicata e accettata dalla famiglia», perché per eseguire lo sfratto si è ricorsi alla celere in tenuta antisommossa, anche e soprattutto vista la presenza di due minori?

Una risposta indiretta arriva oggi da Plat, la Piattaforma di Intervento Sociale che segue il caso della famiglia. «La sistemazione in albergo non può essere considerata una soluzione – osserva ai nostri microfoni Luca, attivista di Plat – e il problema della casa non può essere considerato una questione di ordine pubblico».
In particolare, ora saranno i Servizi Sociali a farsi carico almeno inizialmente delle spese dell’albergo, che ammontano a 700 euro a settimana, cioè 2800 euro al mese. «Risorse che potevano essere utilizzate per chi ha davvero bisogno – sottolinea l’attivista – dal momento che la famiglia ha sempre pagato l’affitto».

Con la vita delle persone o con la rendita?

Di qui l’invito di Plat a scegliere da che parte stare: «con la rendita o con la vita?». Sì, perché se si guarda dall’alto la vicenda che ha coinvolto la famiglia sfrattata si può osservare come, per garantire la rendita di un privato, ora si investano risorse pubbliche per una sistemazione non stabile di una famiglia che comunque, come sottolinea anche l’avvocata che la segue, non si trovava in situazione di fragilità. Lo stesso sfratto, infatti, è avvenuto per cessata locazione e non per morosità.

Sfratto Bologna
L’annuncio dell’immobile in vendita nello stesso edificio di via Bacchi della Lega

Non solo, lo stesso proprietario dell’immobile in cui stava la famiglia ha messo sul mercato un altro appartamento, alla cifra di 198mila euro, nello stesso immobile. Quindi l’alloggio occupato dalla famiglia non rappresentava l’unico appartamento disponibile per i proprietari.
Un fenomeno che è più diffuso di quanto si possa immaginare. «In città ci sono multiproprietari avidi di profitto – osserva Luca – alla ricerca spasmodica di o attualizzare i canoni di locazione all’ondata di aumenti di questi ultimi anni, o di vendere prima che il valore degli immobili cali, anche per effetto degli aumenti dei tassi da parte della Bce».

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